L’insostenibilità degli sprechi

L’insostenibilità degli sprechi

 Vi siete mai chiesti quanto costa, in termini di denaro ed energia, sprecare gli alimenti?

Il Rapporto del 2013 eseguito dalla Knowledge for EXPO ci mostra che in ogni famiglia circa 200 g di cibo alla settimana finiscono nella spazzatura con un costo medio per famiglia di 7 euro alla settimana.

La FAO ha stimato che circa un terzo del cibo che viene prodotto nel mondo viene sprecato, un paradosso, se si pensa ai milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame e alla forte crisi economica che sta attraversando il mondo occidentale negli ultimi anni.

Televisione, libri, linee guida per il consumatore, in tanti ambiti si discute su come si può evitare questo spreco o almeno ridurlo.

Il vero problema è che lo spreco alimentare non riguarda solamente la perdita di cibo, bensì anche di energia e di risorse; basti pensare che per produrre 1 kg di carne bovina sono necessari 15.500 litri di acqua e che per produrre 1 kg di pane sono necessari quasi 3.000 litri di acqua.

Per evidenziare le responsabilità del consumatore che, con le sue scelte alimentari può orientare la filiera, oggi si tende giustamente a dire “from fork to farm”.

Il consumatore, volente o nolente, è dunque uno dei principali attori della filiera alimentare e partecipa alla produzione dei cosiddetti “avanzi”. Le cause principali di ciò sono:

  • difficoltà del consumatore di interpretare correttamente l’etichettatura degli alimenti;
  • preparazione di porzioni troppo abbondanti, tanto nei ristoranti quanto a casa;
  • errori commessi in fase di pianificazione degli acquisti spesso indotti da offerte promozionali;
  • alimenti che non vengono conservati in modo adeguato.

L’opzione migliore, in caso di eccedenze alimentari, è rappresentata dal riutilizzo all’interno della catena alimentare umana con la ricerca di mercati secondari o la donazione del cibo eccedente ai membri più vulnerabili della società. Se il cibo non è idoneo al consumo umano, la seconda alternativa è quella di destinare il cibo non utilizzato all’alimentazione del bestiame.

Laddove il riutilizzo non fosse possibile, si dovrebbe pensare a riciclare e recuperare gli scarti con riciclaggio dei sottoprodotti e produzione di energia. Il cibo non consumato non deve finire a marcire nelle discariche e produrre un ulteriore danno ambientale!

Un’iniziativa molto interessante, proposta da due imprenditrici italiane, contro gli sprechi alimentari nei ristoranti è la doggy bag, ossia una scatola o busta dove riporre gli avanzi del pasto per portarli ai nostri animali domestici; questa consente di non sprecare il cibo e di risparmiare denaro, nonché far felici i nostri amici a quattro zampe! Questa pratica, già diffusa in tutto il mondo, non è ancora ben vista dagli italiani che credono che portare gli avanzi a casa sia sinonimo di “persona povera”, piuttosto che di “persona attenta agli sprechi e all’ambiente”.

Uno dei temi proposti da EXPO 2015 è l’educazione alimentare nelle scuole e l’educazione sugli sprechi domestici, per condurre il consumatore alla comprensione del suo ruolo nella filiera alimentare e nella lotta agli sprechi, facendogli presente che in questo scenario globale in cui la popolazione è in aumento e la produzione alimentare dovrebbe aumentare del 60%, per poter sfamare tutti, una delle azioni sarebbe proprio quella di ridurre gli sprechi.

Inoltre come soluzione semplice e alla portata di tutti sarebbe mangiare meno e meglio, facendo la lista della spesa, comprando solo il necessario e quando possibile acquistare prodotti locali e di stagione, usando meno prodotti trasformati e più ingredienti, imparando a cucinare anche i cosiddetti “avanzi”, come la sapienza di una volta ci insegna!

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.” Madre Teresa di Calcutta

 

Emilia Pucci e Sara Pacconi

Fonti di sprecoFonti di spreco domestico secondo dati BCFN:

  • 20% frutta e verdura
  • 18% latte
  • 15% derivati del grano
  • ecc
Autore : Emilia Pucci e Sara Pacconi

7 pensieri su “L’insostenibilità degli sprechi

  1. Il tema degli sprechi alimentari è più che mai attuale: in una famiglia di due persone sembra quasi “necessario” preparare porzioni abbondanti che vanno ben oltre il nostro fabbisogno giornaliero.
    Per non parlare delle offerte promozionali nel momento in cui si va a fare la spesa: si rimane quasi “folgorati” da quel prodotto come se in quel momento non se ne possa fare a meno…
    Concordo, pienamente, dunque, nel dover pianificare prima l’acquisto di alimenti e “riciclare” poi gli avanzi qualora dovessero esserci.

  2. Mi sembra molto importante sottolineare la necessità di uscire dalla “cultura dello scarto”, come Papa Francesco ci invita a fare. Non possiamo perciò continuare a fare le scelte di acquisto e consumo come se le risorse siano inesauribili. Imparare a leggere l’etichetta e non solo. Oltre doggy bag, si potrebbe pensare alla people bag……

  3. Quando scrissi nel 2001 l’articolo “Il pane non può stare capovolto”, poi pubblicato su Fidaf Agriculture nel 2002, avevo la netta sensazione di essere una mosca bianca che parlava al vento. Ora, il vedere che due donne prendono posizione contro gli sprechi alimentari è motivo di soddisfazione e di incoraggiamento. Brave!

  4. Molti supermercati, soprattutto americani, stanno cercando di limitare le offerte 3×2, in quanto inducono il consumatore a un acquisto eccedente dei suddetti prodotti, che spesso sono a breve scadenza e vanno quindi a incrementare gli sprechi. Anche in questo caso rimane centrale il ruolo del consumatore nella scelta e nell’utilizzo dei prodotti alimentari nonché nell’organizzazione del frigorifero sia nella suddivisione delle varie categorie alimentari sia nell’utilizzo degli alimenti secondo il metodo “First In – First Out”.
    Negli ultimi anni sono state promosse varie iniziative volte a ridurre lo spreco alimentare a livello locale come a livello europeo-mondiale, tra cui quella appena terminata proposta dall’Expo (Settimana europea per la riduzione dei rifiuti).

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