Venerdì Culturale dell’11.02.2022 “Da Linneo all’editing del genoma: viticoltura futura, le viti che resistono” – Diapositive

Venerdì Culturale dell’11.02.2022 “Da Linneo all’editing del genoma: viticoltura futura, le viti che resistono” – Diapositive

Relatore: Attilio Scienza (Università di Milano)

Moderatore: Tommaso Maggiore (Vice Presidente FIDAF)

LOCANDINA

DIAPOSITIVE


Da Linneo all’editing del genoma: viticoltura futura, le viti che resistono

La scienza nel corso dei suoi sviluppi temporali ha subito continue revisioni, anche nella sua struttura concettuale, pur rimanendo sempre una storia di problematiche    alle quali trovare una soluzione.   Spesso le grandi controversie del passato sopravvivono nella contemporaneità, per cui molti dei dibattiti attuali non possono essere completamente compresi se non se ne conosce anche la storia.

La scienza ha bisogno di revisioni: le interpretazioni erronee di un ricercatore finiscono spesso per diventare mito, tramandato di generazione in generazione, anche se le sue interpretazioni rispecchiano lo stato delle conoscenze della biologia a lui contemporanea, lo Zeitgeist del periodo in cui opera.

Anche la scienza ha i suoi pregiudizi. Ci piace immaginare la scienza libera dalle discriminazioni, imparziale, neutra. In realtà al pari di qualsiasi altra attività umana, non opera mai in un vuoto politico, anzi riflette spesso crudamente il clima che la circonda. Sul tema delle discriminazioni in tutti i campi c’è molto da scrivere e si può uscirne solo se si prendono in esame tutte le posizioni scientifiche su una determinata questione e mettere in evidenza il confine tra ciò che è provato e ciò che non è, resistendo alla lusinga dell’ideologia. Quando si racconta la scienza utilizziamo le imprese degli eroi, non valutiamo le discussioni che accadevano attorno alle scoperte. Quando Linneo definiva i criteri di classificazione dei vegetali c’erano scontri di visione con scienziati che non erano d’accordo e la perdita del contesto riduce di molto il valore della scoperta. Stiamo assistendo alla continua denuncia di un razzismo viticolo, così come dei nuovi razzismi nella società: quello contro i neri, le persone obese, i gay, contro chi ha un accento diverso e così via; qualsiasi aspetto dell’esistenza diventa occasione per denunciare una discriminazione. una sorta di ricerca del nemico. Per scardinare il meccanismo retorico che alimenta il sentire comune che le specie americane sono il nemico della viticoltura di qualità, bisogna vivisezionarlo. Non è però possibile, per fare questo, adottare una logica induttiva o deduttiva  ma piuttosto quella abduttiva, attraverso la quale scopriremo che l’ostilità verso le specie americane non è il risultato di risultanze scientifiche che poggiano su prove oggettive, ma dalle deduzioni a ritroso di un epoca nella quale il vino delle  viti cosiddette  americane testimoniavano la povertà e la fame, quelle dei contadini veneti che coltivavano il Clinton, espressione quindi di un sentimento atavico, che contrastava il potere del pensiero mitico che identificava il vino della vite europea, con il periodo aureo della cultura europea. un falso mito, più che una verità. È necessario avere un approccio filosofico che ci consenta di farci dubitare dell’ontologia e della concezione della realtà tassonomica della vite in cui solitamente confidiamo con lo scopo di decostruire la dicotomia classica delle viti asiatiche e delle viti americane, relativizzando i metodi tradizionali di descrizione e di identificazione, introducendo nuovi parametri di valutazione culturali e molecolari: esiste una sola natura e differenti culture. Bisogna tornare ai principi del naturalismo,  movimento culturale che consentii  da Galileo a Newton passando da Cartesio, un quadro senza precedenti allo sviluppo del pensiero scientifico, anche se la visione di fondo che lo accompagna  ha prodotto una eccessiva semplificazione nella ripartizione degli esseri e delle cose .Questo mette finalmente in crisi la distinzione tra natura e cultura, tra viti selvatiche e vitigni coltivati, tra ager  e silva per dirla con i romani, o physis e nòmos per dirla con i greci, che non sono così nettamente separabili. Come diceva James Hillman noi non siamo condizionati dal passato, ma dal racconto che ne facciamo.

Attilio Scienza

Nato a Serra Riccò (Genova) nel marzo 1945. Laureato con lode in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza nel 1969. Dal 2004 professore ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università degli Studi di Milano e docente di ampelografia e miglioramento genetico delle vite presso la medesima Università nel corso di laurea in viticoltura ed enologia. Attualmente è in pensione. La sua attività di ricerca si è concretizzata nel miglioramento della vite da vino per selezione clonale, nella creazione di nuovi portinnesti per incrocio e nello studio dell’interazione del vitigno con l’ambiente attraverso progetti di zonazione viticola. È autore di oltre trecentocinquanta pubblicazioni scientifiche su riviste e atti di convegni internazionali e nazionali e i 24 testi prevalentemente dedicati ad argomenti di tecnica e cultura viticola.

Autore : Redazione FIDAF

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