L’agricoltura contro la cattiva informazione

L’agricoltura contro la cattiva informazione

Ogm, ddl per l’agricoltura con metodo biologico, xylella e glifosate. Sono alcuni dei temi al centro dell’incontro organizzato dall’Ardaf (Associazione Romana Dottori in Agraria e Forestali) a Roma il 13 giugno, che ha indagato sul rapporto tra scienza, opinione pubblica e politica e sul peso delle «non scelte» che compromettono la competitività delle imprese.
Questioni su cui, come emerso dalla serata, non sempre il dibattito politico e mediatico riflette la visione scientifica.
«Dobbiamo rifiutare le pseudo scienze e il biodinamico al pari dell’omeopatia e dell’astrologia. Serve invece applicare tecnologie che abbiano superato il vaglio del metodo scientifico» ha detto Luigi Mariani, coordinatore del gruppo Seta (Scienze e tecnologie per l’agricoltura). L’associazione si propone «una più corretta rappresentazione della realtà del settore, ispirata a principi come la fedeltà al metodo scientifico e l’impiego integrato di tutte le tecnologie disponibili, sulla base della sostenibilità economica, sociale e ambientale».

«Molte persone vorrebbero un’agricoltura bucolica, che non esiste e non è mai esistita, mentre l’attuale agricoltura è ritenuta un’attività che produce cibo avvelenato e che rovina inquina l’ambiente − ha detto l’imprenditrice Deborah Piovan −. In realtà è un’attività di professionisti che si avvalgono di un’agricoltura integrata per lavorare al meglio e in modo sostenibile».
La soluzione, per Piovan, è anche l’educazione al pensiero critico fin dall’infanzia. «Sempre di più, invece, si instilla una cattiva educazione attraverso il marketing, che diseduca il consumatore». Tra i casi, emblematico quello del glifosate, in cui «si è demolita la reputazione di una molecola instillando terrore».
«La percezione del pubblico di questi “pesticidi” è molto distante dalla realtà. Il nostro cibo è sicuro, come dimostra l’Efsa, ma abbiamo i consumatori più spaventati sulla terra. Si è creata una frattura ed è nostra responsabilità capire come sanarla, perché non ha un fondamento di sostanza».
Infine gli ogm, giudicati sicuri, utili e competitivi anche dallo studio della Scuola Sant’Anna e Università di Pisa (21 anni di ricerche sul mais) criticato duramente da Federbio. «La sfida è da qui al 2100 è sfamare 11 miliardi di persone – ha precisato Piovan –. Dobbiamo puntare a un’agricoltura sostenibile, perché è l’unica fonte di cibo sul pianeta, perciò è tanto importante concentrarsi sull’innovazione. Innovazione per proteggere le colture, per la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici, per ridurre l’impatto ambientale e migliorare quantità e qualità delle produzioni».
Troppe ancora le chiusure nei confronti dell’innovazione anche per il direttore del Dipartimento di scienze umane e sociali, patrimonio culturali del Cnr, Gilberto Corbellini: «Vi è un fenomeno di resistenza culturale in ambito agroalimentare per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche e con il ministro Alfonso Pecoraro Scanio in Italia abbiamo raso al suolo tutta la ricerca in campo biotecnologico. Una delle commissioni che si è occupata di ogm aveva al suo interno un omeopata, è evidente che manca troppo spesso un approccio scientifico».
La soluzione? «Dobbiamo educare a un approccio e a un metodo scientifico, ma a volte è più efficace fornire alla gente strumenti cognitivi che possano mettere in allarme di fronte ad affermazioni errate».

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Autore : Ilaria Koeppen, L'INFORMATORE AGRARIO (26-27/2019)

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