La questione identitaria dei borghi prima e dopo la pandemia. Cambiamenti in atto e futuri.

La questione identitaria dei borghi prima e dopo la pandemia. Cambiamenti in atto e futuri.

Convegno “Borghi ed Aree interne: prospettive innovative per luoghi identitari”. Roma, 13 Ottobre 2023

 La questione identitaria dei borghi prima e dopo la pandemia. cambiamenti in atto e futuri.

 

“Seguono alcune riflessioni da parte di un attento osservatore frequentatore di borghi durante questa prima estate dopo la pandemia, anche se in precedenza accademico da sempre con una visione olistica rivolta alla salvaguardia e valorizzazione dei piccoli borghi.

Innanzitutto c’è da chiedersi che cosa sia un borgo. Così recita il Dizionario enciclopedico di Architettura e Urbanistica dell’Istituto Editoriale Romano a cura di Paolo Portoghesi: “Si comprende come il borgo abbia una connotazione urbana e rurale ad un tempo”. Il dibattito che qui oggi si affronta non a caso viene a collocarsi nell’ambito dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale.

Se prima della pandemia il focus della discussione sui borghi era rivolto prevalentemente al rischio per i piccoli borghi della perdita della “place identity” e della “place attachment” in stretta relazione al “genius loci” e al fenomeno dello spopolamento nel caso delle aree interne, ora dopo la pandemia la questione della salvaguardia e della valorizzazione più in generale dei borghi si pone in modo più articolato. Occorre, difatti, fare anche una distinzione da un lato tra borghi diremmo “hortus conclusus” e borghi all’interno di un più ampio tessuto urbano e dall’altro tra borghi situati in aree interne e borghi facilmente raggiungibili attraverso collegamenti ferroviari e di importanti arterie stradali. Da qui l’impossibilità di fare alcune generalizzazioni nella lettura di fenomeni comuni che caratterizzavano sino a qualche tempo fa qualsiasi borgo, a favore oggi diversamente di specifiche letture rivolte a ogni singolo borgo che si trova a vivere condizioni sue particolari.

Non si può anche sottacere l’altra realtà dei piccoli borghi inghiottiti dall’espansione urbana soprattutto all’interno delle aree metropolitane, fenomeno peraltro già presente a cavallo di Ottocento e Novecento (si pensi ai due borghi di Gorla e Precotto attraversati dal tracciato di Viale Monza creato allo scopo di collegare Milano alla Villa Reale di Monza).

Oggi è il gigantismo oltre che a livello infrastrutturale anche edilizio, spesso peraltro caratterizzato da architetture del gesto ad opera di archistar, a snaturare se non borghi comunque realtà di quartiere storicizzate oltre che dal punto di vista paesaggistico anche da punto di vista della fruizione da parte del cittadino residente. Gli esempi sono numerosi a riguardo.

Altra minaccia alla tutela dei piccoli borghi è quella della cosiddetta rururbanizzazione in atto, che, se governata opportunamente, integrando città e campagna, può costituire diversamente un’opportunità. Verificatosi quest’ultimo fenomeno in un passato piuttosto recente, in assenza di una guida, è stato all’origine di vuoti urbani all’interno di una città dispersa e diffusa (si pensi al borgo di Cascina Gatti in Sesto San Giovanni) e di una “città per parti” così come definita da alcuni sociologi.

Premesso ciò, tornando a osservare le trasformazioni in atto a cui sono oggi soggetti i borghi con vocazione turistica, preoccupante è l’attuale flusso indiscriminato di visitatori provenienti da molteplici Paesi di differenti continenti verificatosi dopo la pandemia, soprattutto per quei borghi facilmente raggiungibili a livello infrastrutturale, flusso peraltro caratterizzato dalla presenza di più culture prima della pandemia sconosciute nelle nostre piccole realtà urbane. A tale fenomeno ha fatto seguito spesso l’insorgere di attività turistico-ricettive estranee ai luoghi, avulse dalla politica di presidio relativo all’originalità dei prodotti autoctoni che nel nostro Paese negli ultimi anni aveva trovato consenso e un significativo sviluppo.

Si sta andando così verso uno scenario quasi di supermercato della ristorazione caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di piccoli esercizi commerciali indifferenziati e così pure di una hôtellerie, in cui il richiamo ad una location tipica del luogo viene assunta quasi a scenario di cartapesta.

In questo contesto i requisiti indicati nella Carta di Qualità a cui fa riferimento il riconoscimento come uno dei borghi più belli d’Italia in relazione non soltanto alla storicità del borgo ma anche alla qualità dei servizi e più in generale della vita, rischiano di non essere più rispettati per quei borghi in precedenza oggetto di certificazione.

Così la pizzeria napoletana sorge nel borgo ligure e il ristorante pugliese nel borgo lombardo, a parte il ristorante cinese da tempo presente in qualsiasi località o più recentemente quello giapponese che nella versione fusion si adatta a un gusto di interpretazione europea.

Si pranza inoltre al di fuori degli orari tradizionali in una sequenza di dehors senza soluzione di continuità, concessi in epoca di pandemia ma ora non più giustificati nella loro presenza.

In questo scenario i comuni di piccolo rango identificati in un borgo o i comuni di medio rango con all’interno del tessuto urbano l’antico borgo (come nel caso della cosiddetta Città Murata in Como) cosa possono fare per contrastare tale fenomeno?

Certamente è utile intervenire nel regolamentare il rilascio di nuove licenze commerciali anche a riguardo di b&b, anche se questo non è tuttavia sufficiente. Talvolta, vedasi Venezia, vengono adottate politiche specifiche di accessi controllati e onerosi, non praticabili tuttavia per la maggior parte dei borghi privi di risorse artistiche ambientali di non così elevata attrattività.

I piccoli borghi, nel caso di Comuni di modesto rango, dovrebbero essere accompagnati dallo sviluppo dell’agriturismo al di fuori del borgo attraverso un’attenta pianificazione urbanistica, mentre per i Comuni di più elevato rango con al loro interno l’originario antico borgo andrebbe valorizzata l’area urbana circostante oltre le mura se ancora presenti, promuovendone l’attrattività turistica e la ricettività, decongestionando così l’originario borgo storico.

La stessa esperienza di albergo diffuso, se risultata di grande interesse in una prima fase di rivitalizzazione dei borghi, ora se replicata più volte all’interno dello stesso borgo rischia di compromettere la sua identità.

In sostanza è la programmazione e la pianificazione comunale che dovrebbe a livello strategico governare e controllare i flussi turistici, intervenendo tuttavia le stesse Provincie e le Regioni su fenomeni di più larga scala. Si pensi alla questione della diffusione in questi ultimi anni dei cosiddetti affitti brevi, su cui attualmente il Governo pensa di intervenire riducendo così il loro impatto sul mercato immobiliare e sulla qualità del vivere nei borghi specie in località di forte attrattività turistica.

Un’indagine di un certo interesse sui borghi con ricadute operative sulle scelte di valorizzazione dovrebbe inoltre riguardare il rapporto tra Valori di mercato e Valori locativi e livello qualitativo delle attività commerciali di diversa merceologia. Ciò consentirebbe di cogliere in anticipo lo sviluppo di fenomeni in grado di snaturare l’identità dei luoghi e di conseguenza la qualità del vivere.

Un esempio: si constata talvolta per alcuni borghi una crescita dei valori di mercato degli immobili a seguito di una propensione all’investimento immobiliare da parte di cittadini provenienti da aree urbane, nel mentre la qualità dei servizi turistici e non soltanto continua a risultare inadeguata in quanto rivolta prevalentemente a una domanda poco qualificata del “mordi e fuggi”.

Tale fenomeno non riguarda certamente le località di consolidata fama turistica bensì quelle di recente notorietà, soggette ancora a una domanda fluttuante.

La ricerca di una spiegazione per tale fenomeno è in grado di aiutare a comprendere lo sviluppo di trasformazioni in atto che potrebbero snaturare nel tempo l’identità dei luoghi.

Altro aspetto da osservare criticamente in questo caso è la contemporanea presenza di un esodo degli abitanti originari del borgo, ritenendo che ciò sia semplicemente dovuto a una mera ricerca di una rendita edilizia, allorché invece la popolazione locale non riconosce più la presenza di un Genius Loci.

La stessa discussione in atto anche a livello parlamentare sul contenimento della presenza dei b&b dovrebbe così essere accompagnata da uno studio a carattere economico estimativo e sociologico da parte degli operatori del Real Estate in quanto qualsiasi scelta ha inevitabilmente ricadute sulla qualità del vivere in termini di ben-essere nell’abitare un luogo.

A tal proposito si osserva la necessità da parte delle istituzioni di ricorrere nel valutare le scelte relative alla valorizzazione dei borghi a una cultura economico estimativa non a caso anche legata alla sociologia rurale cogliendo così le peculiarità di ogni singolo borgo nel solco della tradizione agraria e non soltanto alla cultura urbanistica spesso riconducibile a modelli interpretativi, nel caso dei piccoli borghi, non strettamente riferiti all’identità dei luoghi.

Si pensi a tal proposito all’approccio quasi da laboratorio assunto spesso da archistar nel traslare nella cosiddetta “città a 15 minuti” quella propensione alla ricerca della qualità del vivere in termini di ben-essere riferito allo spazio esistenziale propria del borgo. Tale atteggiamento viene peraltro ricondotto a una città a cui si richiede di essere smart, mentre è slow solo in alcune sue parti.

È auspicabile inoltre che si possano individuare nuovi processi rivolti alla valorizzazione dei borghi in grado di coniugare l’approccio finanziario, seguito nelle grandi trasformazioni urbane, con quello più propriamente economico-estimativo, trovando riferimento nella disciplina dell’Estimo, maggiormente vicino alle Scienze Umane.

Tale disciplina è legata, difatti, sin dalla sua origine ai beni territoriali, valutati nella loro complessità fenomenologica, della quale il Medici, fondatore di questo Istituto, non a caso è stato e lo è ancora un punto di riferimento per diverse generazioni di agronomi, ingegneri e architetti. Un percorso formativo sensibile a un tale approccio peraltro caratterizzato dall’interdisciplinarità è presente oggi nel master PolisMaker del CISE – Politecnico di Milano da me promosso agli inizi degli anni 2000, la cui area Comunicazione, che integra le altre aree Ambiente Costruito, Economia e Strategia, Diritto e Scienze Umane, Arte e Design, si è svolta sotto la guida del Professor Fumagalli, che oggi siamo qui a ricordare nel Convegno dedicato alla sua memoria.”

 

Bibliografia

  • Caruso di Spaccaforno (a cura di), Qualità del vivere – città costruita. Desideri valori regole. Marietti 1820, Genova, Milano, 2002;
  • Caruso di Spaccaforno, S. Caprio (a cura di), Piccoli borghi. Processi di rinascita attraverso il recupero delle identità locali. La Scientifica Editore, Como, 2012.
  • Caruso di Spaccaforno, S. Caprio (a cura di), PolisMaker per la qualità del vivere e lo sviluppo urbano sostenibile. Contributi metodologici in ottica di interdisciplinarità. Maggioli Editore, Collana Politecnica, Santarcangelo di Romagna, 2020;
  • Caruso di Spaccaforno. La disciplina estimativa nell’ambito dell’evoluzione della didattica nella Scuola Politecnica Lombarda a partire dalla sua fondazione. Nuovi orientamenti. Maggioli Editore, Collana Politecnica, Santarcangelo di Romagna, 2020;
  • Caruso di Spaccaforno, Dall’economia del Costruire all’Economia dell’Abitare. Maggioli Editore, Collana Politecnica, Santarcangelo di Romagna, 2020.
  • Medici, Principi di Estimo. Edizioni Agricole, Bologna, 1955;
  • Portoghesi (a cura di), Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica a cura di Paolo Portoghesi. Istituto Editoriale Romano, Roma, 1960;

 

 

 

 

Autore : Prof. Angelo Caruso di Spaccaforno – Condirettore del PolisMaker Lab CISE – Politecnico di Milano

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