Emergenza mais

Emergenza mais

La  giornata mondiale dell’alimentazione , ci impone come agronomi alcune considerazioni.

 Cambiamenti climatici, pandemia, l’invasione Russa in Ucraina finalizzata anche a conquistare le fertili terre agricole ucraine, stanno minando gravemente le basi della sicurezza alimentare mondiale.

E’ bene dunque interessarsi ai futuri  sviluppi dell’ agricoltura. Giustamente l’ Unione Europea sostiene lo sviluppo della cosiddetta agricoltura biologica,  ma non possiamo dimenticare dell’importanza della cosiddetta agricoltura convenzionale, quella che quotidianamente ci offre la possibilità di nutrirci e vivere. 

Sappiamo bene che in agricoltura biologica le produzioni ricavabili, principalmente  in cereali come il mais ed il  frumento,  sono il 50% in meno rispetto alle produzioni ottenute  con l’ agricoltura convenzionale, e tutto questo con costi molto più elevati. Considerando poi, soprattutto in Italia , la limitata  disponibilità di terreno da poter coltivare ,  è  importante   fornire agli agricoltori tutti gli strumenti economici e tecnici per svolgere al meglio il loro lavoro, il cui obiettivo  imprescindibile è da sempre  produrre di più  , con livelli qualitativi eccellenti e con minori costi. Di tutto questo ne beneficiamo tutti noi consumatori.

 Il miglioramento genetico ha giocato e giocherà sempre  un ruolo straordinariamente importante a questo scopo assieme alle innovative  tecniche di gestione della colture  ed  un’assistenza tecnica qualificata . Bisogna dunque, come ha dichiarato Il direttore della Fao Qu Dongyu,  impegnarsi per  produrre di più , migliorando la  qualità ed il profilo sanitario dei prodotti , e nel rispetto dell’ambiente. La scienza lo ha ampiamente dimostrato ed oggi sono inaccettabili certe preclusioni ideologiche sul tema delle biotecnologie in agricoltura,  un grave ostacolo alla nostra sicurezza alimentare . 

Oggi gli agricoltori e gli agronomi sono  è chiamati a sfruttare adeguatamente tutti gli strumenti che la ricerca ha messo loro a disposizione per massimizzare il risultato produttivo e qualitativo, sempre  alla luce anche di quella sostenibilità ambientale a cui tutta l’agricoltura deve guardare.

Questo significa:

  • Utilizzo dei migliori ibridi di mais  in un determinato ambiente grazie anche  attraverso le informazioni fornite sia dalla ricerca pubblica ( Prove Istituto Maiscoltura di Bergamo) che privata (vedi rete sperimentale Nast )
  • Semina anticipata fatta attraverso precise conoscenze dei terreni e delle situazioni agrometeorologiche su cui operiamo. Attraverso questa tecnica consentiamo un migliore sviluppo dell’apparato radicale, migliore sfruttamento del terreno, resistenza agli stress idrici, efficiente sfruttamento dell’energia solare, fioritura anticipata, contenimento dei danni da diabrotica e piralide
  • Conoscenza dei terreni attraverso analisi chimiche. La tecnologia NIR ci offre l’opportunità di avere informazioni precise , in tempo veloce e a bassi costi.
  • Conoscenza la composizione delle matrici organiche che abbiamo a disposizione ( letame, liquame,digestati provenienti a biomasse, etc)
  • Lotta alla infestanti attraverso la conoscenza delle malerbe che dobbiamo contenere e l’utilizzazione dei diserbi adeguati.
  • Costante monitoraggio in campo e  satellitare ( VIGIS) per valutare lo stato delle colture
  • Lotta alla piralide monitorando lo sviluppo dell’insetto
  • Lotta alla diabrotica
  • Monitoraggio dello stato sanitario della coltura per evitare l’insorgenza di tossine
  • Utilizzo della metodologia TAC (analisi del nitrato del suolo) che ci consente di fornire alla coltura la quantità di azoto utile in copertura alla luce della reale disponibilità del terreno evitando così gli sprechi e danni all’ambiente.
  • Utilizzare tutti gli strumenti d’indagine, dalla semina alla raccolta, che il Precision Farming o Agricoltura di Precisione ci mette a disposizione per gestire tutte colture alla luce della variabilità del terreno
  • Invitare gli agricoltori ad aderire a Progetti di Filiera che danno ulteriore  valore aggiunto  alla granella di mais. Un esempio importante è quello che è stato   realizzato nel Veneto grazie all’introduzione da parte della società sementiera Pioneer  di alcuni nuovi ibridi bianchi di mais molto produttivi. Il progetto ha visto come protagonisti:  gli agricoltori , che attraverso  Programmi di semina personalizzati si impegnavano a coltivare secondo i principi di buona pratica agricola (analisi del terreno,momento di semina, guida al diserbo, lotta alla piralide, momento ottimale di raccolta, monitoraggio tossine) ,   importanti centri di raccolta quali CerealDock di Portogruaro e Nuova Cooperativa di Cavarzere che a sua volta consegnavano la granella bianca ad Amadori e Veronesi per gli allevamenti di pollo a carne bianca “made Italy”. Migliaia di ettari sono stati coinvolti in questo progetto, unico nel suo genere. Chiaramente l’agricoltore conseguiva un premio sul prezzo della granella bianca che consegnava. Il primo Farm to Fork targato Italia nel comparto cerealicolo.

Dobbiamo tenere presente che non solo le foreste aiutano a fissare CO2 e liberare Ossigeno, ma anche le produzioni agricole ben coltivate.  Ad esempio 1 ettaro di mais ha la stessa capacità di fissare CO2 pari a  4 ettari di foresta,   ( fonte Dominique Soltener: “Le grandi produzioni vegetali”).

E’ notizia di oggi che l’ USDA , il dipartimento dell’ Agricoltura americano, che la produzione di mais in Europa, a seguito della siccità che ha interessato la nostra agricoltura, scenderà ai minimi da 15 anni.

Le stime degli analisti americani ci dicono che l’ Unione Europea produrrà poco più di 56 milioni di tonnellate di mais  , un 2% meno dello scorso anno.

La situazione sarà però più difficile per la maiscoltura italiana dove da anni assistiamo ad una continua erosione delle superfici a mais. Infatti nel 2006 in Italia si coltivavano  oltre 1 milione di ettari di mais ed oggi registriamo poco più di 570 mila ettari. Considerando che il nostro consumo di mais nel 2021  è stato  di circa 11,2 milioni di tonnellate di mais, le nostre produzioni di circa 6,1 milioni di tonnellate, abbiamo importato  circa 5,1 milioni di tonnellate , evidenziando così una percentuale di autoapprovvigionamento, secondo le stime ISMEA   del 54% . Se consideriamo poi che quest’anno in Italia le produzioni di mais si ridurranno di quasi il 20% e molti Paesi,Europei nostri fornitori del prezioso cereale , avranno minore disponibilità di granella da esportare ( la Romania  quest’anno registra un calo produttivo di mais di oltre il 50%), tutto questo  questo influirà negativamente sulla disponibilità di granella. Bisognerà dunque ricorrere a massicce importazioni per sostenere  i nostri allevamenti zootecnici, che sono indispensabili  per tutta la filiera di eccellenze  agroalimentari italiane.

Autore : Aldo Sisto - Consigliere Venezia Adaf-Piave

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