Rinascimento agricolo?

Rinascimento agricolo?

 

Nello scorso maggio e ad inizio di questo ottobre sono stati organizzati dalle locali Associazioni di Dottori in Agraria e Forestali due viaggi di studio, rispettivamente in Sardegna ed in Umbria, cui hanno partecipato anche colleghi provenienti da altre regioni. L’iniziativa ha incontrato un grande apprezzamento da parte dei partecipanti per il grande interesse delle aziende agroalimentari visitate e per l’opportunità di scambio di esperienze tra professionisti impegnati in aree professionali e geografiche molto diverse tra loro. Esperienze estremamente positive, quindi, anche per l’aggregazione e l’identità che si sono create o fortemente rafforzate. Ma, aldilà delle considerazioni sul valore di queste iniziative, le visite effettuate suggeriscono delle considerazioni di significato più ampio.

Le realtà produttive che abbiamo visitato hanno indicato una notevole vivacità imprenditoriale. Ovviamente il campione delle imprese toccate nei viaggi di studio non è rappresentativo della situazione nelle due regioni, in quanto gli organizzatori hanno sicuramente selezionato le eccellenze regionali più significative. Una collega incontrata durante l’ultimo viaggio ha usato l’espressione “Rinascimento agricolo” per descrivere quanto sta succedendo nel settore olivicolo umbro. Questa espressione, cui può essere assegnato un significato più ampio, suggerisce alcune riflessioni. Vediamo quali sono alcuni tratti di questo “Rinascimento” comuni anche ad altri settori ed altre aree geografiche.

Il primo motore sembra essere il ricambio generazionale che si sta realizzando in molte realtà: una nuova leva di imprenditori e di tecnici, caratterizzati da grande entusiasmo, ottima preparazione tecnica e forte propensione all’innovazione meccanica, chimica, genetica, gestionale sta spesso sostituendo la generazione precedente. Lo sviluppo di soluzioni innovative si basa frequentemente sull’acquisizione di esperienze esterne – per esempio in viaggi all’estero – e altrettanto frequentemente su sperimentazioni condotte in proprio anche in collaborazione con università e centri di ricerca pubblici. Il fenomeno probabilmente non ha ancora l’estensione e la diffusione auspicabili, ma sembra comunque significativo.

Il subentro della nuova generazione è spesso accompagnato da ingenti investimenti che consentono l’aggregazione fondiaria e quindi la costituzione di aziende con dimensioni critiche, la realizzazione di infrastrutture moderne e l’adozione di innovazione tecnologica. Interessante notare che molti dei capitali investiti sono accumulati in settori esterni all’agroalimentare, come per esempio il turismo, il commercio, le costruzioni. In molti casi si è quindi rovesciato lo schema secondo cui i capitali accumulati nel settore primario vengono reinvestiti nel settore manifatturiero o dei servizi. Questa tendenza accentua l’integrazione delle attività agricole con attività extra-agricole – prima fra tutte il turismo – ed incentiva l’affiancamento di aspetti culturali a quelli prettamente colturali.

Una forte integrazione di filiera è un’altra caratteristica che accumuna molte delle nuove iniziative. Imprese già consolidate nella produzione primaria o nella trasformazione alimentare si rafforzano estendendo il proprio campo d’azione in modo da coprire gradualmente le attività a monte e/o a valle di quelle tradizionali, ottenendo significativi guadagni in competitività e maggiore protezione da rischi esterni all’azienda.  Infine, un ultimo tratto comune di questa giovane imprenditoria è l’attenzione nei confronti della sostenibilità economica, sociale e ambientale dell’impresa, attenzione che permette di catturare incentivi pubblici, di accrescere la reputazione dell’azienda, di migliorare i rapporti con la clientela, di razionalizzare i fattori di produzione, di accedere al credito.

È evidente che le eccellenze che emergono coesistono con molte situazioni di degrado, di semi-abbandono, di declino di altre imprese agroalimentari. Probabilmente queste situazioni sono condannate a chiudere in tempi più o meno brevi. Ci sembra opportuno però cogliere i segnali opposti, anche se per ora di numero limitato, di Rinascimento agricolo e le indicazioni che da tali segnali scaturiscono: è necessario che le politiche agricole – comunitarie e nazionali – pongano l’accento su ricambio generazionale, su accesso al credito per garantire gli investimenti necessari, sull’integrazione delle filiere, su ricerca, istruzione e innovazione.

 

Autore: Andrea Sonnino – Presidente della FIDAF

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