I dazi USA hanno ricadute anche sui liberi professionisti. Natali (Confprofessioni): “Bene evitare la guerra commerciale, ma ora servono certezze per imprese e professionisti”

I dazi USA hanno ricadute anche sui liberi professionisti. Natali (Confprofessioni): “Bene evitare la guerra commerciale, ma ora servono certezze per imprese e professionisti”

Il nuovo studio dell’Osservatorio delle LibereProfessioni mostra le categorie più esposte

Roma, 31 luglio 2025 – Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea non si limitano a impattare il settore manufatturiero e i lavoratori delle imprese esportatrici:anche il lavoro autonomo intellettuale rischia di subire importanti ricadute economiche.È quanto emerge dal nuovo studio “Le libere professioni alla prova dei dazi” realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni in collaborazione con ConfprofessioniGestione Professionisti e Beprof.

Attraverso un appositoIndice di vulnerabilità dei dazi USA, lo studio ha misurato l’esposizione indiretta delle libere professioni italiane a un possibile shock commerciale, sulla base della quota di fatturato generata da imprese operanti nei settori più esposti all’export verso gli Stati Uniti.

I risultati mostrano unaforte eterogeneità settoriale, territoriale e di genere:

      Tra le categorie più a rischio si segnalano professioni economico-finanziarie(indice 201,5), Consulenti del lavoro (197,5), ingegneri (193,8) e professioni tecnico-specialistiche (162,1) figure strettamente collegate alle filiere produttive orientate all’export.

      Il Nord Est si conferma l’area geografica con la maggiore esposizione (indice 138,4) seguita dal Nord Ovest (114,6).Mentre il Centro e il Mezzogiorno presentano livelli più contenuti (58,3 e 73,0).

      A livello anagrafico, i professionisti tra i 55 e i 64 anni risultano i più esposti(indice 119,4), mentre gli under 44 si attestano su un valore di 56,0.

      Gli uomini risultano mediamente più vulnerabili rispetto alle donne. Un dato che riflette la concentrazione maschile nelle professioni tecnico-scientifiche, che operano prevalentemente con imprese manifatturiere esposte all’export verso gli Stati Uniti.

«Alla luce dei dati, noi professionisti siamo pronti a fare la nostra parte. Abbiamo colleghi strutturati, con competenze internazionali, anche negli Stati Uniti, che possono supportare le Mpmi – che rappresentano il 95% del nostro tessuto produttivo – ad affrontare questa nuova sfida» ha commentato il presidente di Confprofessioni Marco Natali. «Ma servono strumenti di sostegno, aiuti per limitare i danni e – soprattutto – una strategia condivisa».

Confprofessioni chiede con forza che il Governo italiano e le istituzioni europee si facciano carico di accompagnare imprese e professionisti in questa fase di incertezza.

«La priorità ora è garantire certezze, visione strategica e sostegno operativo e sistemico. Solo così potremo trasformare una sfida complessa in una nuova leva di crescita per il Paese» conclude Natali.

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Autore: ConfProfessioni, Ufficio Stampa

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