IL CICLO DEL PRESENTE. Un ricordo di Sandro Pignatti

IL CICLO DEL PRESENTE. Un ricordo di Sandro Pignatti

 

“Il tempo è giudice severo, e solo pochi sopravvivono alla sua azione corrosiva.”
Emilio Segrè, Nobel per la Fisica

Dopo la terribile notizia della sua morte, ho aspettato qualche tempo prima di mettere per iscritto i miei pensieri per il Maestro Sandro Pignatti. Far decantare le emozioni diventa una azione necessaria per far si che i ricordi possano scorrere limpidi.
Tutti hanno lasciato testimonianza delle opere scientifiche e del suo contributo alla trasformazione delle Scienze Naturali. Nel mio piccolo, sento necessario testimoniare la grande Umanità appresa dalla sua viva voce.
Immaginate un ragazzo, prodotto di un percorso scolastico ancora non inclusivo e senza metodo di studio che parte da una provincia del sud Italia per frequentare un contesto universitario dalla socialità nuova, diversa e quasi aliena. Per me, l’impatto con quella che sarebbe diventata la mia Alma Mater, l’Università della Tuscia, fu entusiasmante e traumatico, trascinante e contemporaneamente agro.
La visione Naturalistica del mondo in me era già innata ma poco disciplinata, la Botanica e l’Ecologia erano passioni acerbe e feconde di sorprese. Ma Scienze Agrarie e Scienze Forestali sono corsi di laurea complessi, il solo l’entusiasmo non era sufficiente a superare sessioni d’esame particolarmente ostiche. Ciononostante, le discipline naturalistiche attiravano fortemente la curiosità e il desiderio di approfondirne i segreti. Agli arbori della diffusione di Internet e dei primitivi motori di ricerca, trovare un nominativo era già una grande sorpresa e scovare la casella e-mail di Sandro Pignatti, citato in ogni dove e l’unico che poteva dirimere una questione fitogeografica, fu una grande sorpresa. Ma la vera emozione si rivelò essere la lettura della sua inaspettata risposta, che mi pietrificò per la disponibilità a dirimere il problema, fissando di lì a poco tempo un incontro de visu a Roma.

Rifugio: Per i successivi 10 anni l’Orto Botanico di Roma, dove era ubicato l’ufficio del Maestro, diventò tappa obbligata di ogni fugace passaggio per la Capitale e, da lì a poco tempo, anche frequentare la piacevole Casa Pignatti con conoscenza di figli e nipotini. L’entusiasmo della prof.ssa Erika Wikus-Pignatti accendeva le frequentazioni, condite da una amorevolezza cui, indegnamente, cercavo di ricambiare con il fresco Pane di Matera (e altre leccornie che giungevano dalla terra natia) di cui ne decantava il gusto.
Col tempo, cominciai a considerarli entrambi come Maestri. Chiedevano di essere informati puntualmente dei miei (limitati) progressi nel percorso universitario, unendo allo sprone anche preziosissimi consigli. I nostri frequenti colloqui non avevano un percorso circoscritto. Essi
spaziavano per ogni scibile del sapere naturalistico, dell’arte umana e del commento alle vicende contemporanee.
All’inizio degli anni 2000, il Maestro Pignatti stava ipotizzando una nuova edizione della sua Flora d’Italia (che aveva superato i 20 anni dalla sua pubblicazione) e le ipotesi di riedizione erano discusse durante le nostre amabili chiacchierate. Non posso assolutamente vantarmi di essere stato spettatore della completa riscrittura della Flora, idealmente immaginabile come un visitatore che, da un angolo, testimoniasse indegnamente e silenziosamente di Einstein che formula alla lavagna la Relatività o di Leonardo da Vinci mentre abbozza la Gioconda. Però, di tanto in tanto qualche frammento della futura opera era visibile e ne rimanevo affascinato.

Genio? : Lo stereotipo del Genio forse viene spesso interpretato come un faro di luce improvvisa che illumina ogni angolo fino a quel momento buio o come un pensatore che esclama l’Eureka ad intervalli regolari. Non posso rendere testimonianza di questo, ma di una anima che affrontava la immensità della Biosfera con la tranquilla sicurezza del sapiente senza giustificare ciò che vive con frasi fatte o sentenze stucchevoli. Ne derivava un duro lavoro, che il Maestro Pignatti si autoimponeva, per giungere ad ipotesi che in quel momento potevano sembrare corrette, senza avere paura di gettarle via nel caso non si fossero prestate, alla prova dei fatti, a migliorare l’interpretazione della Natura. A rendere tutto ciò straordinario erano la chiarezza di idee e di parole, fuse con una rinnovata visione della Vita attorno a noi che tracciavano percorsi di rinnovato Umanesimo. La sua visione non era antropocentrica ma applicava fedelmente la percezione della Biosfera come “casa” dell’Umanità contemporanea e industrializzata. Una casa da preservare e conservare senza indugi.

Umano: In molte occasioni la lunga carriera accademica del Maestro ha incrociato le rivoluzioni tecnologiche, non solo quelle direttamente implicate nella Biologia ma anche quelle che rendono possibile una migliore interpretazione cognitiva del sistema Vita e della Biosfera. Nei decenni, in svariate occasioni le Information Technologies (ITs) e la Digital Revolution sono state accusate di rendere un cattivo servizio alla intelligenza umana, ma sin dagli anni ‘60 il Maestro intuiva, anticipava e ne mostrava il loro uso positivo, dimostrando che una mente cosciente e preparata poteva irregimentare senza paura anche queste nuove realtà perché da queste si rinnovava il ciclo eterno del tempo presente e la contemporaneità che tutti noi viviamo. Un concetto temporale che applicava senza rimanere attaccati al Passato, ma lasciando che esso diventasse nuovamente humus per il tempo Presente e contemporaneo.

Eredità: Il Maestro Sandro Pignatti non lascia nessun vuoto incolmabile perché credeva fortemente nelle future generazioni. Era cosciente che senza la trasmissione ai giovani del sapere e dei metodi di riflessione ogni scienza era destinata all’estinzione o, peggio, a rimanere una nicchia recepita come elitaria dai cittadini.
Memorabili al riguardo furono le sue parole nel 2005 al 100esimo congresso della Società Botanica Italiana in Roma. Con frasi accorate, rendeva omaggio ai tantissimi giovani presenti nell’emiciclo della meravigliosa Aula Magna presso La Sapienza, incitandoli a impegnarsi sempre di più nelle accademie scientifiche, in circostanze già allora così delicate per il rinnovo del mondo universitario
italiano e per le Scienze in generale.

Messaggi in bottiglia: Quindi dove si possono leggere parole autentiche del Maestro Pignatti? Anche contando solo monografie e “libroni”, le pubblicazioni sono innumerevoli e ci si perderebbe nella ricerca di una filigrana che possa rispondere alla domanda. La risposta che posso
soggettivamente testimoniare è che occorra leggere quelle parti editoriali che, spesso, lo studioso specializzato frettolosamente rischia di saltare o affrontare con sufficienza. L’autenticità la potremmo ritrovare nelle introduzioni, nelle note scritte in carattere piccolo e persino nelle postfazioni a chiusura dei volumi.
In questi spazi, i pensieri scritti diventano un dialogo sempre vivo e continuo col lettore, piacevolmente gustosi e inaspettatamente ricchi di riflessioni. Improvvisamente, si notano le libertà che Pignatti si ritaglia e conducono ben aldilà delle finalità e delle tematiche delle pagine che abbiamo tra le mani. Appaiono l’amore per la musica di Bach, l’universalità per le grandi tematiche di Goethe, le preoccupazioni per il peggioramento delle condizioni del pianeta Terra e del proprio paese, ma emerge anche la grande fiducia che l’ingegno Umano, valorizzato ed educato, possa trovare vie di rimedio.
In ogni libro si possono trovare queste riflessioni più o meno sviluppate, mia premura è quella di non indicare precise letture o sentieri soggettivi, ma un invito a prendersi del tempo per esplorare le opere che il Maestro Sandro Pignatti ci ha lasciati. Saranno delle piacevoli illuminazioni.

Nel tempo futuro, probabilmente il ricordo del Maestro Sandro Pignatti non sarà legato ad un solo studio o un’opera, per quanto essi importanti e voluminosi. Oggigiorno è difficile incidere nella Biologia (e discipline a essa connesse) solo con una storia editoriale di Flore e altre opere di sintesi delle conoscenze naturalistiche. Come il Maestro amava ripetere, esse diventano obsolete non appena le pagine escono fresche dalla macchina di stampa.
Ho fiducia che, grazie alle riletture dei suoi scritti, lo ricorderemo per la sua coscienza di essere parte della Biosfera e del genere Umano. Sarei impreciso e inadatto se parlassi di Filosofia o di metodi di pensiero che vengono lasciati in eredità, ma essa potrebbe essere concepita come una combinazione di concetti: la percezione di essere immersi in un tempo Presente, la consapevolezza su come ci siamo arrivati e su cosa sia necessario per migliorarlo. Probabilmente sarebbe questo il titolo più adatto per descrivere Sandro Pignatti: attore cosciente del Ciclo del Presente.

Box Biografico Pignatti

 

Autore: Cosimo Gaudiano, Agronomo forestale in Matera

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