Nuove varietà resistenti per una vitivinicoltura competitiva, altamente sostenibile e resiliente al cambiamento climatico – VI.RES.CLIMA

Nuove varietà resistenti per una vitivinicoltura competitiva, altamente sostenibile e resiliente al cambiamento climatico – VI.RES.CLIMA

L’Unione Europea sta operando da tempo, attraverso la PAC, per orientare il suo sistema agroalimentare verso il raggiungimento di una condizione di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Questo percorso non può prescindere dalla riduzione dell’immissione di prodotti inquinanti nell’ambiente e del consumo di risorse, a maggior ragione in un contesto delicato, in cui il cambiamento climatico mette in luce l’esigenza, sempre più urgente, di riorganizzare l’attività viticola ed enologica.

La viticoltura, pur occupando solamente il 3% della superficie agricola europea, consuma il 65% dei fungicidi complessivamente impiegati (Fonte Eurostat 2017). Inoltre, le condizioni di siccità, che sempre più di frequente imperversano sull’Europa meridionale, hanno consolidato la necessità di destinare alla viticoltura una quota crescente dell’acqua irrigua disponibile, in modo da salvaguardare ed evitare la perdita della produzione. Non va, infine, trascurato l’impiego cospicuo di macchinari che la coltivazione di un vigneto impone. Infatti, sebbene la crescente meccanizzazione del settore viticolo comporti innumerevoli effetti positivi, provoca, al tempo stesso, una maggiore alterazione dell’ambiente ad opera dei viticoltori, soprattutto in termini di compattamento del suolo, di consumo di combustibili fossili e di emissioni di gas serra.

Tra le strategie più efficaci per avvicinare la viticoltura a una condizione di sostenibilità la più promettente, finora, è il miglioramento genetico. In particolare, per ridurre la dipendenza dai fungicidi in viticoltura, a partire dal XIX Secolo sono state studiate e impiegate specie di vite non europee (Vitis Riparia, Vitis Rupestris, Vitis Labrusca, Vitis Muscadinia, Vitis Amurensis, Vitis Rotundifolia, Vitis Piatzeski, Vitis Cinerea, etc.), resistenti alle principali e più distruttive malattie fungine (oidio e peronospora). Tali specie sono state incrociate con i vitigni tradizionali europei, creando così le varietà “ibride”, qualitativamente inferiori ai vitigni tradizionali, ma più resistenti. Negli ultimi anni il miglioramento genetico (tradizionale), con il quale si ottengono nuove varietà, grazie all’uso della MAS (acronimo di Marker Assisted Selection o Selezione Assistita da Marcatori Molecolari) ha permesso ai ricercatori di operare con maggiore precisione ed efficienza, sviluppando, in tempi relativamente brevi (circa 8/10 anni), varietà tolleranti alle malattie fungine e qualitativamente simili al vitigno europeo di partenza. Così, nel 2009, si sono affacciate per la prima volta sul mercato le nuove varietà resistenti. Il numero crescente di varietà resistenti iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino (attualmente 36) conferma il notevole interesse verso tali vitigni. In Italia, la coltivazione di queste varietà riguarda attualmente una superficie totale di circa 2.500 ettari e risulta autorizzata in Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia-Romagna e Marche, oltre ad essere in via di autorizzazione in altre regioni. Con il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 Dicembre 2021, l’Unione Europea ha dato il suo via libera all’inserimento dei vitigni resistenti alle malattie fungine o “PIWI” nei vini a Denominazione di Origine.

L’ammissione delle varietà resistenti in Emilia-Romagna ha dato inizio a un processo rivoluzionario per il settore. I viticoltori si trovano ora nella condizione di ottenere uva di qualità a fronte di un impiego minimo di prodotti fitosanitari. Questo non si traduce solamente in una minore immissione di inquinanti nell’ambiente, ma anche in una minore esposizione del viticoltore ai principi attivi, spesso nocivi, utilizzati per la difesa. Inoltre, ne consegue un minore impiego delle macchine trattrici ed irroratrici in vigneto, con conseguente riduzione dell’effetto di compattamento del terreno, a beneficio della capacità del suolo di immagazzinare acqua.

 

Visto il notevole interesse da parte delle aziende vitivinicole dell’Emilia-Romagna verso la coltivazione delle varietà resistenti, è stato messo a punto il Piano “Nuove varietà per una viticoltura competitiva, altamente sostenibile e resiliente al cambiamento climatico – VI.RES.CLIMA”, ammesso a contributo nel 2023 nell’ambito del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020, Tipo di Operazione 16.1.01- Focus Area 4B. Il lavoro è stato reso possibile dal Gruppo Operativo per l’Innovazione, coordinato e realizzato dalla filiera vitivinicola di Ri.Nova, con la fattiva collaborazione di ASTRA – Innovazione e Sviluppo, TERRE CEVICO, DINAMICA, Soc. Agr. Visconti Massimo & C. s.s, Az. Vitivinicola Corte Beneficio e della Coop. Sociale Il Ventaglio di ORAV.

L’obiettivo principale del Piano di Innovazione è la valutazione delle prestazioni agronomiche ed enologiche di varietà resistenti internazionali (figura 1, figura 2), ottenute recentemente attraverso programmi di miglioramento genetico e già iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino. Nello specifico, il monitoraggio avviene in un vigneto sperimentale, ubicato a Tebano (Faenza, RA), gestito in maniera altamente sostenibile (figura 3).

La gestione del suolo nel sottofila prevede l’impiego di “cover crops” (CC) come strumento per contenere le infestanti, migliorare la fertilità del terreno, preservare la risorsa idrica, incrementare la biodiversità dei sistemi agricoli e, al tempo stesso, ridurre il rilascio di inquinanti.

In particolare, è stato utilizzato il Trifolium subterraneum (CC) che, grazie al suo peculiare ciclo di sviluppo, copre il terreno durante l’inverno-primavera e, nel contempo, rilascia azoto prontamente disponibile per la vite. Nel periodo estivo svolge, invece, un effetto “pacciamante” di contenimento delle infestanti per mezzo della biomassa devitalizzata spontaneamente, per senescenza. Nell’autunno successivo, trattandosi di specie autoriseminante, il Trifolium subterraneum genererà un nuovo cotico erboso, in grado di svolgere le già descritte funzioni agro-ambientali nel sotto-fila.

Nell’ambito del Piano sono, inoltre, previste numerose iniziative di Divulgazione e Formazione, volte a dimostrare i benefici derivanti dall’impiego di varietà resistenti in un vigneto altamente sostenibile e a trasferire innovative tecniche agronomiche ai produttori, i quali potranno disporre di soluzioni concrete per operare efficacemente in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente e delle risorse, in un contesto di cambiamento climatico.

Il Progetto promuove anche attività di inclusione sociale modulate sui principi di un’agricoltura altamente sostenibile, che coinvolgono attivamente l’Associazione il Ventaglio di ORAV.

In un contesto ricco di sfide per la viticoltura, come quello odierno, l’ammissione delle varietà resistenti ha sancito un punto di svolta per l’industria vitivinicola che, guidata dalla ricerca, può perseguire con più sicurezza un futuro prospero.

Figura 1: Grappoli della varietà resistente Cabernet Eidos.

 

Figura 2: Grappoli della varietà resistente Souvigner Gris.

 

Figura 3: Gestione del sottofila: inerbimento con trifoglio sotterraneo nel vigneto sperimentale ubicato a Tebano (Faenza, RA).

 

 

Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020 – Tipo di Operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione: “Produttività e Sostenibilità dell’Agricoltura” Focus Area 4B – Nuove varietà resistenti per una vitivinicoltura competitiva, altamente sostenibile e resiliente al cambiamento climatico – VI.RES.CLIMA

Redazione Fidaf

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