L’Italia ha perso la sua scommessa contro l’innovazione. Aggravando i problemi della sua agricoltura.
L’innovazione è la base della competitività, e quindi del successo economico, in tutti i settori produttivi, compresi quelli che all’apparenza non sembrano basati sulla tecnologia, come ad esempio la moda.
Abbiamo però a lungo pensato che per l’agricoltura italiana valesse il contrario, e che trasformandola in una sorta di museo agricolo d’europa avremmo trovato una clientela disponibile a pagare prezzi più alti per prodotti “come quelli di una volta”.
Ma non è andata così. negli ultimi dieci anni, anzi, il valore della nostra produzione agricola è rimasto invariato, la superficie coltivata si è ridotta, ed è diminuito il consumo di mezzi tecnici, quindi la quantità di innovazione utilizzata.
Lo stop alle piante GM e il generale convincimento che l’innovazione andasse a discapito della qualità ha messo in crisi molte colture italiane che, dal mais al grano duro, alle tante varietà tipiche messe in ginocchio da malattie e parassiti, si sono ritrovate con problemi seri di qualità o di produttività. e il mercato ha dimostrato che per i prodotti agricoli il marchio vale solo se c’è una qualità reale…