Le mille agricolture

Le mille agricolture

Partendo dalla votazione del Ddl 988, un ragionamento sull’agricoltura del futuro passando tra i tanti tipi di agricoltura del passato e del presente. Il contributo del professor Gianpietro Venturi, Accademia nazionale di agricoltura. 

campo-agricoltura-campi-by-biletskiy-evgeniy-adobe-stock-750x500.jpeg

L’approvazione da parte del Senato del disegno di legge 988 sull’agricoltura biologica ha suscitato molte prese di posizione pro e contro. In particolare, fra i tanti aspetti trattati, è contrastata o difesa l’equiparazione fra agricoltura biodinamica e biologica. Lo scontro probabilmente proseguirà anche dopo la votazione alla Camera, qualunque sarà il risultato.

Sembra opportuno allargare la discussione all’agricoltura auspicabile per il futuro, altro argomento che trova diverse opinioni contrastanti. Per un esame corretto, è necessario conoscere innanzitutto quali sono le agricolture possibili rispondendo alle domande: come? Dove? Quando?
Qualche risposta può essere fornita da una mia conferenza tenuta a Bologna al Rotary il 17 gennaio 2013 e mai pubblicata. Ecco il testo.

Le mille agricolture

Da qualche anno il mondo extragricolo tende ad esaltare l’agricoltura di una volta, basata su antichi saperi, in contrapposizione a quella attuale (che usa la inquinante chimica, le infernali biotecnologie, la meccanizzazione, che inquina l’ambiente ed è governata dalle multinazionali). Anche il successo di diverse diete alimentari (vegetariani, vegani, senza glutine, senza olio di palma, eccetera, eccetera) è la dimostrazione di un diffuso modo di pensare.

Altri difendono l’agricoltura produttiva, anche con uso indiscriminato di agrofarmaci e di fertilizzanti chimici, indipendentemente dagli effetti sull’ambiente. Obiettivo dominante è il reddito. Nel tutto, da entrambe le parti, diverse verità, diversi interessi commerciali e anche demagogia.
Anticipo le conclusioni di questa chiacchierata. Spesso le informazioni divulgate dai vari media, e spesso acriticamente accettate, sono incomplete, artificiose, soprattutto vere solo in specifiche situazioni e non in generale e perciò fuorvianti.

L’unica differenza vera è fra agricoltura fatta bene e agricoltura fatta male. Entro questa suddivisione vanno inquadrate “Le mille agricolture”. L’agricoltura fatta bene è caratterizzata da una parola molto usata: sostenibilità. Sostenibilità economica, ambientale, sociale ed etica, con priorità diversa delle quattro a seconda delle specifiche situazioni.

Un po’ di storia

Quando l’uomo da cacciatore e raccoglitore si è trasformato in coltivatore e allevatore, sono sorti tanti tipi di agricoltura, diversificati in funzione delle situazioni pedoclimatiche e delle esigenze contingenti. Fattore di diversificazione è stato molto più il clima locale, che non il terreno, e di quest’ultimo più le caratteristiche fisiche che non le chimiche. Le esigenze dell’uomo si sono dovute adattare alle specifiche situazioni.

Dal Neolitico, per migliaia di anni, non si sono verificati specifici cambiamenti. Poi, in tempi diversi a seconda degli areali, l’uomo ha tentato di migliorare le rese areiche applicando le conoscenze empiriche via via acquisite. Si è avuta una continua selezione inconscia del materiale genetico e piccolissimi miglioramenti della fitotecnica (tempi e modalità). Nel tempo l’uomo ha capito che un terreno coltivato per più anni consecutivi con la stessa coltura tende a diminuire le rese. Gli Egiziani ne erano consapevoli, gli Ebrei lasciavano il terreno in riposo un anno su sette, i Greci conoscevano il maggese.

In Italia i Georgici descrivevano agricolture con e senza “riposo”, e durante il Medioevo era in auge il “riposo pascolativo”. Dal 1500 si cominciò a considerare gli avvicendamenti delle colture come un mezzo per migliorare le rese. Ma è solo dopo il 1730, quando è conosciuta ed apprezzata la “rotazione di Norfolk” e i concetti che la ispirarono, che anche in Italia si affermò l’introduzione negli avvicendamenti delle leguminose come miglioratrici. Rotazioni rigide, con le leguminose in precessione al cereale, divennero per almeno due secoli una costante. Quindi schemi fissi, accettati e sempre rispettati.

A metà del secolo scorso Baldoni prospettò la possibilità di una agricoltura più dinamica, più attenta al mercato. Ne seguì un grande dibattito, soprattutto su aspetti tecnici, e alcuni cambiamenti (nuova foraggicoltura, nuove forme di allevamento, eccetera) con notevole diversificazione in diversi areali del paese. Ne davano opportunità gli straordinari progressi di miglioramento genetico, meccanizzazione, concimazione minerale, diserbo chimico, irrigazione e, soprattutto, le nuove conoscenze delle loro interazioni e di queste ultime con l’ambiente.

Quali i risultati? Incremento enorme delle rese areiche; riduzione dell’impiego di manodopera; scomparsa delle colture tradizionali non in grado di seguire il ritmo del progresso; diversificazione fra le aziende per indirizzo produttivo e per intensità d’uso della fitotecnica. È l’inizio dell’agricoltura moderna, “ribaltata”, come si disse allora, rispetto a quella della prima metà del secolo.

Poi sono sopravvenuti i profondi cambiamenti imposti dalla nuova situazione derivata dal Mercato comune europeo, con direttive, incentivi, sovvenzioni, contributi, eccetera. Si tende, perciò, ad una agricoltura integrata, con tecnologie “morbide”, a basso impatto ambientale. Alcune colture sono favorite, altre discriminate, altre poco o molto protette. Le scelte dell’agricoltore vengono spesso indirizzate da fattori extratecnici. Infatti il reddito non deriva più solo dal prodotto lordo meno i costi, ma anche da una serie di fattori diversi. Spesso sono proprio questi ultimi a determinare una molteplicità di tipi di agricoltura.

Un tentativo di classificazione: i tipi di agricoltura sono almeno otto.
A) agricoltura intensiva; B) agricoltura estensiva; C) agricoltura integrata o agrecoltura; D) agricoltura biologica; E) agricoltura biologica-ideologica; F) agricoltura di nicchia; G) agricoltura multifunzionale; H) agricoltura senza terra.

A) Agricoltura intensiva: usa nel modo più efficiente possibile tutti i mezzi tecnici e le conoscenze disponibili. Tende a massimizzare le quantità e le qualità commerciali delle produzioni per unità di superficie. Gli effetti sull’ambiente vengono poco considerati. Le aziende hanno di solito un indirizzo produttivo prevalente (es.frutticolo, cerealicolo, orticolo, foraggero-zootecnico, eccetera). Fino a qualche anno fa era l’agricoltura moderna. Ora è considerata tradizionale.

B) Agricoltura estensiva: tende a ridurre investimenti, capitali di esercizio, mezzi tecnici, manodopera. Spesso grandi aziende in situazioni di bassa potenzialità produttiva, input limitati, rese areiche contenute, redditività dell’azienda derivante solo dall’ampia superficie.

C) Agricoltura integrata: tiene conto di molti fattori tecnici ed anche extratecnici. Rispetta limitazioni volte a favorire la salvaguardia dell’ambiente, sfrutta le opportunità legate a regolamenti, direttive, norme europee, nazionali o regionali, per usufruire dei relativi incentivi e contributi. Tende a ridurre gli input chimici ed energetici, massimizzando la loro efficienza. Quando non eccessivamente influenzata da indirizzi derivanti da esigenze generali di mercato, è l’agricoltura che sfrutta meglio le conoscenze tecniche e tutte le metodologie e gli strumenti moderni. Cerca di essere sempre informata sull’innovazione e, caso per caso, di applicarla. È una agricoltura “fatta bene”.

D) Agricoltura biologica: sono esclusi i prodotti chimici di sintesi (concimi, fitofarmaci, erbicidi) e gli Ogm. Segue regole ben precise, sancite da disciplinari. Ad esempio: leguminose nell’avvicendamento; sementi prodotte con metodi biologici; impiego di concimi inorganici di origine naturale e organici ottenuti da aziende biologiche; difesa fitosanitaria con fitofarmaci di origine naturale, trappole, bioinsetticidi, eccetera; lavorazioni minime. Per molti aspetti può essere paragonabile all’agricoltura della prima metà del secolo scorso, quindi con rese spesso inferiori rispetto a quelle di una agricoltura intensiva. Ha due enormi aspetti positivi: è rispettosa dell’ambiente e fornisce alimenti naturali.
Le produzioni dell’agricoltura biologica sono certificate (Aiab), seguono le norme Ifoam (International federation of organic agriculture movements) e i regolamenti dell’Ue (regolamento Cee 2092-91 e successive modifiche e aggiornamenti).
È un’agricoltura per popolazioni che non hanno problemi di fame. Il mercato la premia.
In Italia e in Europa si è molto diffusa e sicuramente si espanderà ancora, ma, per il minor livello produttivo, non potrà essere generalizzata. Probabilmente si avranno miglioramenti tecnici rilevanti: varietà più resistenti a parassiti, malattie e fattori climatici, messa a punto di fitotecniche specifiche (nutrizione, lavorazioni, difesa da malerbe, eccetera).

E) Agricolture “ideologiche”: Sono agricolture ispirate a teorie e criteri spesso non giustificati dalle attuali conoscenze scientifiche, mescolate con l’applicazione di tecniche risultate soddisfacenti in passato. Sono spesso un atto di fede, con attribuzione di proprietà miracolistiche a qualcuna delle pratiche seguite. Alcune hanno collegamenti fra loro. Possono trovare un successo commerciale.

Fra le tante, possono essere ricordate le seguenti.

  • Permacultura o permanent agriculture. Si basa su un progetto integrato con l’obiettivo di inserire l’uomo in un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico in grado di produrre abbondanza di cibo, fibre ed energia. La visione dell’agricoltura permanente e sostenibile è quindi unita ad una generale e diffusa cultura etica, permanente e sostenibile nel tempo.
  • Agricoltura biodinamica. È basata sulla visione spirituale antroposofica proposta nel 1924 dal filosofo esoterista Rudolf Steiner. L’equilibrio della natura è mantenuto mediante i due pilastri: il compostaggio e le fasi della luna, sfruttando forze formative chimerico-astrali. Vengono seguiti i princìpi dell’agricoltura biologica con l’aggiunta di alcune pratiche un po’ strane che considerano gli influssi astrali. Prevede l’uso di preparati quali la vescica di cervo maschio o il corno-letame, il corno-silice, eccetera, con l’uso di corno di vacca sepolto in inverno per captare gli influssi astrali favorevoli. Diffusasi in Germania negli anni trenta del secolo scorso, ha un certo seguito. Infatti le produzioni vengono vendute a prezzi più elevati di quelle tradizionali, e il fatturato sarebbe attorno al miliardo di euro.
  • Agricoltura metodo Lemaire-Boucher. Nata negli anni sessanta del secolo scorso, si basa su consociazioni, aromaterapia contro i parassiti, concimazione organica con fosfati naturali e con prodotti ottenuti dalle alghe, che favorirebbero trasmutazioni biologiche. Raccomanda l’uso di oligoelementi ed esclude quello di fertilizzanti artificiali e agrofarmaci chimici. Dà grande importanza all’equilibrio biologico del terreno dal quale dipendono la sanità dell’uomo, degli animali e delle piante.
  • Agricoltura metodo Muller-Rusch. Dà grande rilievo alla sostanza organica e alle attività biologiche del suolo; propone lavorazioni ridotte per non modificare la composizione microbica del terreno, particolari fertilizzanti biologici, scorie di defosforazione, farina di roccia, solfati di K e Mg. Raccomanda la copertura del suolo con pacciamatura e compost e un preparato a base di batteri per migliorare l’attività dei microrganismi.
  • Agricoltura metodo Howard. Proposta nel 1931 dal botanico inglese considerato progenitore dell’agricoltura organica, si fonda sull’equilibrio biologico del suolo derivante da sovescio verde, impiego di micorrize, sostanza organica e compostaggio di materiali organici aziendali.

F) Agricolture di nicchia. Sono agricolture molto specializzate, basate su una o poche colture delle quali si tende a realizzare l’intera filiera, sfruttando così anche il valore aggiunto degli anelli successivi a quello produttivo. Ne sono esempio aziende frutticole, vinicole, orticole eccetera. Ne derivano i grandi vini in bottiglia, colture orticole confezionate (terza e quarta gamma) e vendute già pronte per il consumatore finale. Nella provincia di Bologna possono essere ricordati gli esempi della patata, della cipolla e in parte dell’aglio.
Vengono applicate le conoscenze tecniche più innovative, dalla scelta del materiale genetico, a tempi e modalità di coltivazione, nutrizione, irrigazione, difesa da malattie, parassiti, malerbe. Spesso è innovativa la gestione della sequenza delle operazioni di raccolta, con progressivo risparmio di manodopera. Esempio recente è quello della cipolla.
Esempio curioso, non italiano, delle colture di nicchia è quello del cranberry. È una specie di mirtillo, che in Usa è chiamato il “superfrutto”, divenuto una delle colture più importanti in alcuni Stati. In autunno, dopo la raccolta, la coltura viene sommersa per proteggerla dai geli invernali. Si è anche notato che i frutti maturi galleggiano ed è più facile raccoglierli sull’acqua. Hanno quindi adattato e generalizzato questa tecnica.

G) Agricoltura multifunzionale.
Esempio tipico sono gli agriturismi, con una enorme diversificazione fra le offerte. Cibi particolari, cucina locale, naturale, parchi didattici, sport, possibilità di esperienze lavorative, eccetera.

  • Recentemente la produzione di energia, anche favorita da diverse tipologie di incentivi, vede espandersi gli impianti di biogas, il fotovoltaico e le colture da biomassa.
  • La produzione di energia da biomasse è forse la novità più importante in Italia, Europa, Usa, Brasile, Africa, Asia, eccetera. Gli aspetti da considerare sono moltissimi e altrettante le posizioni contrastanti di amici e nemici. Ognuno meriterebbe una lunga discussione. Fra i tanti: concorrenza con il food, disponibilità di arativi, effetti ambientali delle fasi di produzione e di uso, land grabbing, Lca, Iluc, qualità biocarburanti, bilanci energetici, eccetera. Il tutto alla luce di impegni, direttive e decisioni, già in essere (Kyoto, Rio, eccetera) o in divenire, a livello nazionale ,Ue o internazionali.

H) Agricolture senza terra. Non sono ancora diffuse, ma se ne parla molto nel mondo extragricolo. Può essere ricordata la casa del futuro. Grattacieli con uno o più piani destinati a produrre cibo ed energia per raggiungere una parziale autosufficienza per gli abitanti del fabbricato. Le parole chiave sono: innovazione tecnica, riciclo, risparmio.
Probabilmente si svilupperà ancor più la coltura del mare. Sono in atto molti studi al riguardo.
Molto più tradizionali e molto diffuse le agricolture in ambiente controllato (serre, tunnel, eccetera) dove di solito il livello tecnico degli operatori è molto elevato.

Agricoltura del futuro

Sono stati ricordati tipi di agricoltura attuali. Quali le agricolture del futuro? Possono essere tentate previsioni molto generiche. Dipenderà dall’incremento demografico, dalle esigenze delle popolazioni per cibo, acqua, ed energia e dalla necessità di rispettare l’ambiente.

A livello globale i fattori limitanti sono principalmente le disponibilità di terreno ed acqua. Il cambiamento climatico influirà in modo diverso nei differenti areali e richiederà molti adeguamenti tecnici. L’incremento demografico porterà la popolazione mondiale ad oltre 9 miliardi nel 2050 e persisterà il problema della fame e della sottoalimentazione. La produzione agricola dovrà perciò essere superiore del 70% rispetto a quella attuale, con un incremento annuo dell’1,5%.

Per evitare un ricorso indiscriminato alla conversione di foreste in terreni coltivati, gran parte di tale incremento produttivo dovrà essere ottenuto dagli attuali arativi. Perciò necessità di un ulteriore impegno per migliorare ancora la fitotecnica.

Agricoltura biotec. L’obiettivo produttivo (quantità e qualità) dovrà essere perseguito tenendo sempre presente gli aspetti ambientali (ecological fooprint). L’agricoltura, e più in generale gli agroecosistemi, dovranno infatti essere inseriti in una economia e in una società trasformata da “carbon-emitting” in “carbon-absorbing“.

L’agricoltura del futuro non avrà una regola generale, ma, pur rispettando alcuni specifici principi, sarà adattata a singole situazioni. Perciò una agricoltura sito-specifica. Quindi: profonde conoscenze particolareggiate delle singole situazioni in cui si opera e scelte tecniche conseguenti (precision farming). Verranno usualmente utilizzati modelli matematici previsionalimonitoraggio continuo con sistemi satellitari e indicatori sul campo (ad esempio l’uso delle differenze di riflettanza) per creare mappe di resa e perciò di esigenze nutrizionali (soprattutto azoto). L’irrigazione verrà differenziata secondo le specifiche necessità delle colture nel tempo (nelle arboree anche considerando le singole piante).

L’informatizzazione sarà il fattore principale che indirizzerà qualsiasi decisione. Verrà usato materiale genetico con particolari caratteristiche, fertilizzanti e antiparassitari diversificati e calibrati su remote e proximal sensing, meccanizzazione con forte supporto elettronico e impiego di sensori. Sarà una agricolturacompletamente informatizzata. Un ruolo decisivo avranno la ricerca e le applicazioni rapide dei risultati ottenuti. Quindi innovazione per migliorare quantità e qualità (anche riferita a valori nutrizionali e salutistici) nel rispetto dell’ambiente. L’obiettivo quindi non sarà produrre di più, ma produrre meglio, non massimizzare, ma migliorare le produzioni.

Accanto ad una diffusa agricoltura tecnicizzata e razionalizzata, che fornirà cibo ed energia per soddisfare richieste crescenti, convivranno tutti i tipi di agricoltura sopra ricordati ed altri ancora… che l’uomo avrà la capacità di inventare.

Prof. Gianpietro Venturi – Agronotizie

Autore : Prof. Gianpietro Venturi - Agronotizie

Un pensiero su “Le mille agricolture

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *