La conoscenza non è per sempre

abilitaRicordate la pubblicità di un famoso marchio di gioielli? “Un diamante è per sempre”. Che relazione ha con la conoscenza? Due appaiono i legami: per analogia, la conoscenza è preziosa, essenziale nell’odierna economia globale; per opposizione, la conoscenza non è per sempre, invecchia rapidamente e va rinnovata di continuo.

La tecnologia aiuta la diffusione e la replicabilità della conoscenza e i costi per la codificazione, trasmissione e acquisizione delle conoscenze sono sempre più ridotti. Inoltre, la conoscenza è cumulativa: chi ha maggiori conoscenze ha più strumenti a disposizione per acquisirne di nuove – banalmente la conoscenza delle lingue rende accessibili conoscenze codificate in altri idiomi – e, quindi, ha più probabilità di incrementare la produttività della propria conoscenza.
Ancora più interessante è il fatto che la conoscenza è una risorsa inesauribile, a differenza delle risorse non rinnovabili, limitate nello spazio e, con l’intensità d’uso, nel tempo; non si logora, si scambia senza perdere l’utilità derivante dallo scambio.
Infine, non basta l’accesso alla conoscenza perché ciò si traduca nella capacità di farla propria, di applicarla e usarla per generare nuova conoscenza.
D’altra parte le analisi macroeconomiche confermano che le economie che hanno i migliori indici di scolarizzazione hanno retto e stanno uscendo meglio dalla crisi.
Certo, il mercato della conoscenza va incontro ad alcuni fallimenti clamorosi: l’inventore potrebbe perdere l’esclusività della sua idea e non ritrarne tutti i benefici; l’attività di innovazione è rischiosa perché comporta spese di ricerca e sviluppo molto elevate, i cui risultati sono assai incerti.
Tralasciate le questioni relative ai rendimenti decrescenti e all’appropriabilità della conoscenza, resta il fatto che se guardiamo a noi stessi, che partiamo dal livello più alto della scolarizzazione – ossia la laurea, senza contare i tanti dottori di ricerca o titolari di master anche tra i dottori agronomi e i dottori forestali –, dobbiamo affrontare una sfida non da poco in una fase in cui la ricerca pubblica e i sussidi per incentivare la ricerca privata tendono ad arretrare.
D’altra parte nei settori di maggiore interesse per i dottori agronomi e i dottori forestali i margini di miglioramento per le imprese – nel settore della produzione primaria e della trasformazione dei beni agro-alimentari – o per i soggetti titolari della gestione del territorio – per il settore pubblico – sono ancora enormi. Tuttavia, il fatto che poche idee ben espresse e messe in pratica potrebbero già arrecare grandi benefici, non ci esime dal continuare nel processo di aggiornamento e produzione di conoscenza.
È un processo che costa, evidentemente, non fosse altro che per il tempo da dedicare alla formazione, per cui il tema diventa come sfruttare le sinergie positive che si possono instaurare con i soggetti qualificati – le università, in primis – già deputati a fare ricerca e a somministrare conoscenza.
L’Ordine è da tempo impegnato in questo senso. L’accreditamento di iniziative di altri soggetti, scegliendo quelle meritevoli, integra il programma di formazione permanente dei dottori agronomi e dei dottori forestali. In questo anno cruciale per Milano, le iniziative associate a Expo – il cui tema è certamente di piena competenza dei dottori agronomi e dei dottori forestali in tutte le varie declinazioni – saranno una grande occasione per rafforzare le iniziative dell’Ordine per una visione strategica e integrata della formazione e dell’aggiornamento professionale. Un investimento irrinunciabile per ciascuno di noi, prezioso, ma da rinnovare costantemente.

Intersezioni

Autore : Marco Fabbri presidente dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Milano

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