Il premio “genus romandiolae” e l’identità culturale romagnola

Il premio “genus romandiolae” e l’identità culturale romagnola

1. Ricerca delle radici storiche

Non è stato facile trovare una definizione di premio che racchiuda in sé le radici dell’identità non solo culturale della Romagna. Non c’è stato un solo e nemmeno preponderante gruppo etnico che attraverso i secoli abbia “plasmato” il romagnolo, tante sono state le popolazioni migranti che si sono insediate nelle terre poi divenute Romagna: Galli-Celti, ma anche Etruschi, Umbri e Romani prima di Cristo, ancora Romani per alcuni secoli d.C. fino all’Esarcato dell’Impero d’Oriente e conseguenti ondate bizantine e slave, per finire con gli eserciti e le milizie mercenarie della Chiesa e dello Stato Pontificio, chiamate a presidiare il territorio. Piuttosto sarebbe più corretto riconoscere, fra le radici, l’identità linguistica del romagnolo (lingua neolatina e gallo-italica) formatasi verosimilmente, come sostiene il grande glottologo austriaco F. Schürr (1962), nell’area geografica dell’Esarcato “romagnolo”, (a partire dal 585 d.C. e almeno fino a tutto l’VIII secolo) che costituì un autentico baluardo contro i Longobardi. Questi, infatti, avevano occupato l’Italia settentrionale, in particolare la Longobărdía (dopo la conquista degli Ostrogoti e quindi di re Teodorico, che pure contribuì a rendere famosa Ravenna), per cui vi era stata un’interruzione delle vie di comunicazione con i territori corrispondenti alla futura Romagna, che era allora denominata Romània perché i romani l’avevano colonizzata, inviandovi i loro “centurioni” a riposo. Cominciò così a prendere corpo, in embrione, una lingua dialettale, in contrapposizione al latino portato dai Romani e ostico alla popolazione, che si articolò poi nei tanti dialetti della Romagna, anch’essi, a loro volta, soppiantati dal volgare fiorentino-toscano, l’italiano di oggi1. Finito l’Impero Romano, la Romània (che altri denominavano Flaminia), abitata da questi protoromagnoli, cominciò a essere chiamata Romandíola. Grazie all’Impero di Bisanzio l’“insula esarcale” aveva resistito, oltre che ai Longobardi, a altre invasioni barbariche.

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Autore : Silviero Sansavini

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