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Roma, 28 febbraio 2011

Presentazione

GIULIO LEONE TRA NOI

di Sergio Zoppi

Nel volumetto dedicato a Giulio Leone, il richiamo all’amicizia e agli affetti si incrocia felicemente con il ripercorrere la lunga, fruttuosa vita di lavoro del protagonista scomparso.
Ne nasce una rappresentazione viva, con pieno merito dei relatori che hanno assecondato il nobile proposito della FIDAF, dell’Associazione Manlio Rossi-Doria e dell’ARDAF.
Chi ha conosciuto e ripetutamente ascoltato le sue parole, osservato il suo comportamento e compreso il suo modo d’agire, non può che riconoscere che in lui la competenza – particolarmente elevata – è stata sempre affiancata dalla signorilità che non si esprimeva solo nell’atteggiarsi della persona ma anche nella capacità di ascolto degli interlocutori, nel riflettere insieme, nel ricercare, con il convergere mai forzato dei consensi, la soluzione ritenuta al momento più equilibrata e produttiva di esiti positivi guardando avanti nel tempo.
Leone, nella sua vita professionale, può vantare l’assolvimento di molte, spesso assai elevate, responsabilità. Su tutte, in una, ha lasciato un segno spiccatamente positivo: quella di capo del servizio bonifiche della Cassa per il Mezzogiorno dal 1962 al 1978 (anno in cui lui decise di interrompere il rapporto).
Alcuni tra gli eccellenti scritti raccolti nel quaderno illustrano con efficacia questa tappa fondamentale della sua vita professionale. Io non ho molto da aggiungere. Vorrei però evidenziare che egli iscriveva il suo agire in un settore, quello della bonifica, ove avevano precedentemente operato con successo personalità del calibro di Aldo Ramadoro e di Francesco Curato. Nel 1950, al momento della sua nascita, la “Cassa” si caratterizza per due esemplari servizi, quello della bonifica e quello degli acquedotti, i cui tecnici costituiscono il nerbo dell’ente poiché al loro interno si raccolgono le migliori competenze nazionali, dando vita a un organismo preparato e motivato, dotato dunque di un vero e proprio spirito di corpo.
Proprio all’intervento della “Cassa” degli anni d’oro Leone dette un contributo di alta qualificazione, operando con professionalità, capacità direttive, attenzione agli stanziamenti effettuati e ai tempi delle realizzazioni, motivando i collaboratori; con uno spirito di servizio esemplare nella attuazione dei programmi e dei progetti in una visione sempre dettata dallo sviluppo e ispirata al bene comune.
Le pagine che seguono si leggono con un filo di commozione mentre l’uomo e il professionista risaltano in tutto il loro valore.

Nei giovani che vorranno leggere queste pagine potranno anche nascere, ripercorrendo la vita di Leone, alcune domane, alle quali si è appena cominciato, in varie ricerche, di dare risposta, ancorché parziale: come e quando è possibile, all’interno di un pubblico ufficio, unire competenza, responsabilità, limpidezza (oggi si usa dire trasparenza) nei comportamenti? Perché la “Cassa”, dei primi venti-venticinque anni – quella “Cassa” di cui non si è ancora scritta la storia – agì esemplarmente sollevando il Mezzogiorno dalla miseria per consegnarlo, malgrado il permanere di squilibri e lacune, alla modernità? Perché si seppero, a partire dalle acque e dalle bonifiche, selezionare e premiare i migliori tecnici del momento, dando loro autonomia tecnica e organizzativa?
Le domande potrebbero continuare a dimostrazione di quanto risulti stimolante la lettura e la riflessione dei ricordi dedicati a Giulio Leone, uomo che io ricordo mite e risoluto, padrone della sua vasta materia e mai arroccato in essa, cittadino del mondo e autentico italiano; sì, la competenza sposata alla signorilità.

(S. Zoppi, consigliere della SVIMEZ e dell’ANIMI, è stato vice segretario del Comitato dei ministri per il Mezzogiorno, presidente del Formez e il primo presidente del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, CRA).

 

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Autore : Redazione

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