Il bilancio economico dell’azienda risicola. Modello di impostazione ed esame di quattro casi rappresentativi anno 2024.

1 – INTRODUZIONE
1.1.
L’Associazione dei Dottori in Scienze Agrarie e Forestali di Vercelli e Biella ha già presentato il bilancio dell’azienda risicola nel 2002 e l’ha aggiornato nel 2005, 2009, 2012, 2016, 2021, 2023. Ora si ritrova nella necessità di ritornare sul tema, consapevole che esso meriti un aggiornamento. I costi di tutto quello che dipende dall’energia per la produzione, in particolare fertilizzanti e macchinari sono ancora saliti, forse anche più di quanto ci si poteva aspettare in un solo anno. Il Piemonte non ha prodotto “ecoschemi” utilizzabili per il riso, pertanto gli imprenditori nel 2024 hanno dovuto accontentarsi del contributo a superficie, più l’accoppiato, per il totale di 664 €/ha. L’aumento dei prezzi delle sementi ha assorbito tutto il contributo per l’accoppiato. Inoltre l’eliminazione del dazio “EBA”, che riguardava alcuni Paesi orientali per incentivarne l’introduzione della democrazia, è stato sospeso dalla clausola di salvaguardia. Questa è scaduta e non più rinnovata, pertanto i dazi verso Cambogia e Myanmar sono di nuovo scomparsi. La situazione attuale richiede di ripristinare la clausola di salvaguardia: si spera che succeda presto.
Nel 2019 la Commissione Europea, sposando in pieno le teorie che propongono la Natura come una Divinità buona che, se lasciata incontaminata, può produrre un cibo “giusto, salutare ed ecologico”, ha elaborato, nell’ambito del Green Deal, la direttiva “From Farm to Fork” riguardante l’agricoltura. Si prevede per l’Italia entro il 2030 la riduzione del 62% dei fitofarmaci (denominati pesticidi), il 50% degli antibiotici per gli animali da allevamento, la riduzione dei fertilizzanti di sintesi del 20%, e l’incremento della superficie coltivata in “biologico” al 25% del totale, oltre a sacrificare il 10% dei terreni agricoli alla biodiversità. Si sperava che la scadenza della Commissione Europea, nella primavera 2024, e la lotta degli agricoltori contro questi provvedimenti riuscisse a migliorare la situazione, ma la nuova Commissione per ora non pare voler abbandonare la precedente strada, nonostante le proteste anche degli Stati più importanti.
Con il 2022 è entrato in vigore il deflusso ecologico per i fiumi: i prelievi dell’acqua irrigua avrebbero dovuti essere limitati per mantenere nei fiumi un deflusso sufficiente a diluire gli inquinanti derivanti dagli scarichi domestici ed industriali non efficacemente depurati, nel tentativo di rispettare i limiti di legge. Nel 2022 e nella primavera del 2023 per la siccità il provvedimento è stato sospeso, o perlomeno ridotto. Nel 2024 invece in primavera ed autunno vi è stata una piovosità eccessiva con temperature basse; solo in parte tra luglio ed agosto si sono verificate temperature elevate e scarsa piovosità. Una eventuale carenza idrica, anche non marcata, produrrebbe delle gravi conseguenze all’irrigazione. È per scongiurare tale scenario che si è chiesta e parzialmente (per ora) accettata una sperimentazione sulle derivazioni da Dora Baltea, Sesia, Cervo, Elvo, ma non dal Po. In difesa della qualità dell’aria vengono posti limiti ai tempi ed ai modi di distribuzione dei fertilizzanti azotati, mentre si continua a ridurre il numero già esiguo dei principi attivi degli erbicidi e dei fitofarmaci, senza proporre dei sostituti efficaci. Chi conosce bene la risicoltura e il territorio, constata che sono sempre più diffusi gli appezzamenti dove il controllo delle infestanti è carente. In Italia la produzione del riso, nonostante che l’evoluzione genetica proponga varietà sempre più prestanti, presenta un trend stabile, con tendenza cedente.
La scelta tecnica per la compilazione del bilancio è di proseguire con la valutazione delle sole aziende in monocoltura, pratica obbligata in terreni pesanti, che potrebbe essere invece superabile in terreni di medio impasto o sciolti. Attualmente al di sopra di determinate superfici, per applicare la rotazione, occorre passare da una a tre colture, con una superficie minima imposta per ciascuna di esse. Le remore poste sono due: la destrutturazione del terreno causata dalla sommersione rende difficile la prima coltura successiva, ed i costi dell’ampliamento del parco attrezzi necessario alle diverse colture.
Rimane confermato lo scopo di proporre uno schema di bilancio non con mera funzione numerica, ma con finalità propedeutiche, informative, per fornire uno schema d’impostazione da proporre agli operatori, che possa essere aggiornato in funzione dell’oscillazione dei mercati.
Sono riportati i più recenti dati statistici disponibili su numero e superficie delle aziende, ricavati dal sito dell’Ente Risi, riferiti al 2023; i dati su superfici investite, varietà coltivate e stime produttive, sempre ricavati da Ente Risi, sono invece riferiti al 2024. Per il 2023 le imposte sui redditi agrari erano ancora sospese, mentre sono state riattivate dal 2024.
Poiché il metodo rimane invariato, ciascun imprenditore può agevolmente rielaborare i dati in funzione del momento e della sua realtà aziendale.
Repetita juvant, almeno così si spera.
1.2 Lo scopo del lavoro, infatti, consiste non solo nello stabilire correttamente gli ambiti che determinano la redditività o meno della coltivazione del riso, ma anche di individuare ed evidenziare i principali fattori che incidono nella formazione dei costi di produzione e di renderne agevole l’aggiornamento, sulla base dell’evoluzione delle singole voci.
Questo per attivare efficaci e motivate strategie a breve o a medio termine, per migliorare il bilancio o comunque mantenere economicamente vitale l’azienda risicola italiana. Pur comprimendo al massimo i costi, dalle elaborazioni presentate risulta comunque impossibile, nel contesto sociale e legislativo della Comunità Europea, essere competitivi con i prezzi del mercato mondiale in assenza di dazi, a meno di sviluppi tecnologici che permettano di incrementare significativamente le produzioni per ettaro.
1.3 Negli ultimi anni è proseguito (grafici 2 e 3) il processo di commassazione, che in 40 anni ha ridotto drasticamente il numero delle aziende, incrementando la superficie media aziendale coltivata a riso a 60 ha. L’evoluzione è stata innescata da fattori tecnici (meccanizzazione ed erbicidi) e sociali (invecchiamento degli agricoltori), che permangono validi, anche se stanno incontrando alcuni ostacoli. Le turbolenze finanziarie, che non accennano a diminuire, hanno orientato i capitali verso i beni rifugio, tra i quali la terra. Gli imprenditori agricoli si sono quindi visti spesso perdenti, nella concorrenza all’acquisto, con altri soggetti, per i quali l’investimento speculativo non è commisurato al rendimento ricavabile dalla produzione agricola. Il numero delle aziende risicole nel 2024 si è ridotto a 3485. (nel grafico 3 e tabella 1 sono riportati il numero delle aziende del 2023, dati ENR)
Riguardo all’affitto annuo dei terreni, sono state segnalate aste che hanno portato le offerte massime oltre a 1.000 €/ha. Trattandosi di pochi casi, questi valori abnormi non sono stati considerati nei conteggi, tenendo anche conto che i contratti d’affitto sono generalmente pluriennali, per cui le aspettative di mercato possono subire inaspettate variazioni. I valori riportati nello studio (800 €/ha) si riferiscono alla campagna 2024. Le Finanze statali hanno nel 2024 ripristinato le imposte di reddito agrario per coltivatori diretti ed imprenditori agricoli con superfici maggiori di 10 ha.
La ripartizione delle aziende nelle varie classi di superficie coltivata a riso evidenzia, in modo significativo, l’ampia variazione del parametro dimensionale che contrassegna la struttura produttiva della risicoltura italiana, con la conferma della riduzione numerica delle aziende inferiori ai 100 ha, e l’incremento delle categorie superiori (tabella.1).
Tabella 1 – Numero di aziende risicole e superfici coltivate- anno 2023 – raffrontato al 2014 | |||||||||
2023 | 2014 | 2023 | 2014 | ||||||
Classe | Numero Aziende | Superficie coltivata a riso | |||||||
|
2023 | 2014 | %* | 2023-2014 %** | 2023 | 2014 | %* | M ha/azienda | 2023-2014 %** |
0-60 ha | 2202 | 2765 | 62,16% | -25,06% | 57.157 | 67.996 | 26,17% | 25,85 | 18,96% |
61-150 ha | 1022 | 1093 | 30,39% | -1,11% | 100.437 | 98.662 | 45,98% | 92,91 | 1,77% |
150-300 ha | 223 | 202 | 6,35% | 10,62% | 44.803 | 39.517 | 20,51% | 198,24 | 11,80% |
Oltre 300 ha | 38 | 33 | 0,01% | 15,38% | 16.022 | 13.358 | 7,34% | 410,82 | 16,63% |
Totale | 3557 | 4.093 | 100% | -15,07% | 218.419 | 219.533 | 100,00% | 61,41 | -0,51% |
* %riferito al totale | |||||||||
** variazione percentuale della media di superficie per classe di aziende tra il 2014 ed il 2022 | |||||||||
M = media della classe |
1.4 Un secondo e non meno trascurabile aspetto che connota la nostra risicoltura riguarda sia la tecnica colturale sia le attrezzature e gli impianti.
Infatti, a fronte di un’ampia variabilità dimensionale, non esiste una corrispondente diversificazione della tecnica colturale tra il “part time” e la grande azienda, così come le macchine e le attrezzature meccaniche non differiscono di molto, essendo il tutto condizionato dal costo del lavoro e dalla disponibilità di operatori specializzati.
Pertanto la comparazione dei bilanci economici di aziende con differenti dimensioni può contribuire a formulare previsioni realistiche sul futuro della risicoltura italiana e sulla sua collocazione nell’ambito europeo e internazionale
Per tali motivi si sono scelte quattro situazioni tipiche rappresentative del presente, ma che consentono di fare proiezioni sensate per l’immediato futuro: 60 ha attrezzata, 60 ha che utilizza il contoterzismo, 150 ha e 300 ha attrezzate.
1.5 Una ulteriore, e non meno importante, finalità della impostazione del bilancio è l’evidenziare l’incidenza delle singole voci o, più spesso, del gruppo dei componenti che maggiormente incidono nella formazione del costo di produzione.
Dovendo assumere decisioni operative è opportuno concentrare l’attenzione sui fattori di maggiore incidenza economica per raggiungere l’obiettivo principale che in qualsiasi condizione di mercato, è sempre la riduzione dei costi o il miglioramento del risultato finale derivante dal rapporto costi/ricavi. Non ci si può comunque illudere di trovare soluzioni miracolistiche: i migliori risultati si ottengono razionalizzando tutte le spese senza mettere a rischio la produzione…
AUTORE: Antonio Finassi – Presidente Associazione Laureati in Scienze Agrarie e Forestali Vercelli – Biella