In mancanza di questi risultati l’incontro di Parigi sarebbe stato un fallimento, l’ennesimo per quanto riguarda le misure da adottare per salvare il pianeta.
I dubbi sorti durante la COP21 divennero quasi realtà ad aprile, a New York. In quell’occasione il segretario generale (uscente) delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si vantò della presenza massiccia di un gran numero di paesi: a firmare furono ben 175 rappresentanti. Anzi lo fecero tenendo in braccio un bambino: trattandosi della Giornata del minore era un modo di far vedere come i vari leader avessero a cuore il loro futuro.
L’attenzione dei media venne concentrata sulla partecipazione all’evento di un noto attore, Leonardo di Caprio, che disse: “Il mondo vi sta guardando. Voi siete l’ultima migliore speranza della Terra, noi vi chiediamo di proteggerla o tutti noi, tutte le creature viventi, saremo storia. Voi sarete applauditi dalle future generazioni o sarete condannati. Potremmo avere onore e disonore: solo noi possiamo salvare o perdere l’ultima speranza della Terra. Il nostro compito è questo: voi siete l’ultima migliore speranza della Terra”.
In effetti quella di New York fu una performance eccezionale. Uno spettacolo mai visto. Il segretario generale Ban Ki-moon esortò tutti i paesi a muoversi rapidamente per aderire all’accordo a livello nazionale dato che la tempistica per la definizione delle iniziative previste dalle Nazioni Unite era abbastanza serrata e molti gli adempimenti da compiere. Ma a leggere bene il rapporto, però, sarebbe più corretto parlare di fallimento: ai paesi che hanno partecipato a Parigi durante la COP21 non sono bastati cinque mesi per ratificare gli accordi. In molti paesi hanno ratificato l’accordo e a firmare spesso sono state persone che non avevano ricevuto alcun mandato ufficiale per farlo…
