Venerdì culturali 16° Ciclo

VENERDÌ CULTURALI
FIDAF – SIGEA – ARDAF – Ordine Dottori Agronomi e Forestali di Roma
PROGRAMMA, PRIMAVERA 2019, 16° CICLO
Con il Patrocinio di
Inizierà il prossimo 8 febbraio il sedicesimo ciclo dei Venerdì Culturali, organizzati da FIDAF – Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali, SIGEA – Società Italiana di Geologia Ambientale, ARDAF – Associazione Romana Dottori in Agraria e Forestali, Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Roma.
Saranno trattati argomenti che riguarderanno: Storia, Arte, Ambiente, Energia, Agroalimentare, Economia, Sviluppo sostenibile, Scuola, Formazione, Ricerca e Innovazione tecnologica. Gli incontri si svolgeranno, nella sede della FIDAF in via Livenza, 6 (traversa di Via Po) Roma, dall’8 febbraio al 12 aprile 2019, il venerdì, dalle ore 17.00 alle 19.00.
Uno o più relatori presenteranno un argomento di elevato interesse generale, mentre il pubblico presente potrà partecipare attivamente alla discussione mediante domande al relatore e/o proponendo spunti di riflessione. I Relatori e i temi da trattare saranno presentati da Luigi Rossi, Andrea Sonnino, Nicola Santoro, Giuseppe Gisotti, Antonello Fiore, Francesco Menafra, Nicola Colonna, Edoardo Corbucci, Mauro Uniformi, Patrizio Zucca, Paolo Ghini, Presidenti delle rispettive Associazioni.
Aderisce ai Venerdì Culturali: CONFPROFESSIONI

DATA RELATORE TITOLO
 08/02/2019 Gianluca Valensise Tra Geologia e Storia:la vulnerabilità dimenticata nelle aree sismiche appenniniche
15/02/2019 Elio Cadelo Presentazione del libro “L’Oceano degli Antichi – I viaggi dei Romani in America”
22/02/2019 Catello Masullo “Cambiamenti e non cambiamenti climatici negli eventi estremi. Dal dissesto ideologico al dissesto idrogeologico”
01/03/2019 Francesco Basili Il cane da pastore maremmano abruzzese: la più antica razza da gregge italiana
08/03/2019 Raffaele Cirone L’Ape Mellifera: Selvatica o Domestica? Gli Apicoltori lo chiedono anche agli Agronomi
15/03/2019 Andrea Sonnino e Loretta Bacchetta Il campo nel piatto: Coltivare la qualità
22/03/2019 Alberto Bradanini Presentazione del libro “Oltre la Grande Muraglia”
29/03/2019 Simone Borrelli Città più verdi, più sane e più felici per tutti: una prospettiva internazionale sulla silvicoltura urbana
05/04/2019 Daniele Baldi e Alessio Iacobini Caratterizzazione dei siti contaminati: impianto normativo e principi metodologici e tecnici per la progettazione
12/04/2019 Sun Chengyong Lo Sviluppo sostenibile in Cina

Programmi dei precedenti cicli

 

8 febbraio 2019
Gianluca Valensie

E’ Dirigente di Ricerca presso l’INGV (fino al 2001 ING) dal 1997. Laureato in Scienze Geologiche nel 1982 presso l’Università di Roma Sapienza, nel 1987 ha conseguito presso lo stesso ateneo il titolo di Dottore di ricerca in Scienze della Terra, indirizzo geofisico. Ha svolto la propria attività prevalentemente in Italia, ma tra il 1987 e il 1998 ha operato in California e in Francia per un periodo complessivo di oltre tre anni.

La sua attività principale riguarda lo studio della sismicità strumentale, della sismicità storica e della sismotettonica nell’area italiana. Ha partecipato alla elaborazione di tutti i modelli di pericolosità sismica pubblicati in Italia a partire dal 1998. E’ coautore di ampie banche-dati a carattere nazionale sulla distribuzione delle sorgenti sismogenetiche in Italia e in Europa e sulla sismicità storica dell’Italia e dell’area mediterranea. E’ coautore di diversi volumi a carattere scientifico-divulgativo.

“Tra Geologia e Storia: la vulnerabilità dimenticata nelle aree sismiche appenniniche”

Il territorio italiano è caratterizzato da una pericolosità sismica sicuramente elevata. Tuttavia l’esperienza dei terremoti più recenti dimostra che in Italia il rischio sismico è dominato dalla forte vulnerabilità del costruito, tale per cui anche terremoti di magnitudo intorno a 6.0 possono causare molte vittime e danni diffusi. Ma come si valuta la vulnerabilità sismica e come è possibile stabilire delle priorità per gli auspicabili interventi di consolidamento del patrimonio abitativo?

La presentazione illustrerà questa tematica, che si pone all’incrocio tra ricerca, normativa antisismica e prassi amministrativa, spiegandone le ragioni più ovvie e quelle meno evidenti. Passerà poi ad avanzare delle proposte di prioritizzazione basate rigorosamente sulle notevoli conoscenze acquisite dalla ricerca degli ultimi 20 anni nel campo della geologia dei terremoti e della sismologia storica: risultati che pongono l’Italia in una oggettiva condizione di leadership sul tema, ma che faticano ad essere recepiti al di fuori della sfera scientifica.

15 febbraio 2019
Elio Cadelo
Giornalista, caporedattore e inviato speciale è stato per anni la voce del Giornale Radio Rai per la Scienza e l’Ambiente. Ha lavorato al Corriere della sera, al Il Mattino, è stato collaboratore di Panorama, Scienza Duemila, Epoca. Autore e coautore di numerose pubblicazioni quali: Un rito, un diavolo, due culture (Storia e Medicina Popolare 1976); Idea di Natura (Marsilio 2008), Quando i Romani andavano in America, scoperte geografiche e conoscenze scientifiche degli antichi navigatori (Palombi 2009, VI edizione 2016). Perché gli Ogm (Palombi 2011,), con Luciano Pellicani ha pubblicato, Contro la Modernità, le radici della cultura antiscientifica in Italia (Rubettino 2013), Allah e la scienza – Un dialogo impossibile?– (Palombi 2017). Premio ENEA 1999 per la Divulgazione Scientifica, è stato membro del Gruppo di lavoro sulla Informazione e Comunicazione in Biotecnologia del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie della Presidenza del Consiglio.

Nel 2013 ha ricevuto il premio per l’Editoria e la Divulgazione Scientifica.

 Introduce il giornalista scientifico Franco Foresta Martin
Laureato in geologia con una specializzazione in geochimica, è stato per molti anni redattore scientifico e ambientale del Corriere della sera. Detiene, sul sito del quotidiano, una rubrica dedicata a clima e ambiente. Autore di libri e monografie di astronomia, fisica e geologia, svolge un’assidua attività di divulgatore.Tra le sue opere: Il pianeta Terra (Mondadori), Laboratorio di astronomia (ed. Dedalo), Attività vulcanica (Utet), Terremoto. I miti della sismologia tra previsione e prevenzione (Avverbi).
I libri di Franco Foresta Martin: Dall’ambra alla radio

“L’Oceano degli Antichi – I viaggi dei Romani in America”

(ANSA) – ROMA, 9 NOV – Per gli Antichi l’Oceano era un mare noto e navigato in ogni sua direzione. Le prove sono contenute nell’ultimo saggio di Elio Cadelo “L’Oceano degli Antichi – I viaggi dei Romani in America” per l’editrice goriziana LEG (p.    480, euro 28).
La gran quantità di testimonianze archeologiche e letterarie prodotte da Elio Cadelo, studioso e divulgatore scientifico, confermano la presenza in America dei Romani. Infatti, frutti come l’ananas, piante come il mais o fiori come il girasole, tutte di origine americana non sono giunte in Europa dopo il 1492, l’anno cui tradizionalmente si attribuisce la scoperta dell’America, ma erano già note al tempo di Roma tanto da essere raffigurate in affreschi, mosaici e sculture.
Non solo piante, i Romani importarono dall’America anche animali tra i quali pappagalli, in particolare il pappagallo Ara, raffigurato in affreschi di ville romane.
In questo volume vengono presentate numerose prove di scambi tra il Vecchio e il Nuovo continente in epoca romana, tra le quali vi sono le analisi del dna compiute sui farmaci fitoterapici rinvenuti in un relitto romano del primo secolo d.C. davanti alle coste toscane. “Su quella nave viaggiava anche un medico e questo gli archeologi lo deducono dal fatto che sono state ritrovate fiale, bende, ferri chirurgici e scatolette sigillate contenenti pastiglie composte da numerosi vegetali, preziosissime per la conoscenza della farmacopea nell’antichità classica” dice Cadelo.
Ma tracce della presenza di Roma in America sono state rinvenute in una tomba azteca: una testa marmorea con acconciatura romana di età imperiale nota come “la testina di Toluca”, oltre ai numerosi reperti esposti nel museo di Comalcalco, città maya sulla costa sud-occidentale del Messico. Tra le diverse prove nel saggio di Elio Cadelo viene pubblicata per la prima volta una lettera di Cristoforo Colombo indirizzata ai re di Spagna nella quale l’ammiraglio spiega che per giungere alle Indie da occidente avrebbe seguito la stessa rotta già percorsa dal Romani. (ANSA).

22 febbraio 2019

Catello Masullo

c.masullo@hydroarchsrl.com
Laurea in Ingegneria Idraulica, con lode, nel 1978. 41 anni di esperienza di progettazione e direzione lavori di opere di ingegneria idraulica ed infrastrutturale in Italia ed all’estero. Attività di ricerca scientifica e di docenza universitaria a partire dai primi anni ’80. Assistente alla Cattedra di Costruzioni Idrauliche della Facoltà di Ingegneria La Sapienza di Roma, dal 1981 al 2005. Dal 2006 : docente presso la cattedra di GESTIONE DEI SERVIZI IDRICI della Facoltà di ingegneria della Università Roma 3. Autore di svariate decine di memorie di ricerca scientifica agli atti dei principali convegni di Idraulica e Costruzioni Idrauliche, nazionali ed internazionali. Correlatore di decine di tesi di laurea in Ingegneria Idraulica. Svolgimento, in qualità di docente/esaminatore, di oltre mille esami della cattedra di Costruzioni Idrauliche a la Sapienza e di quella di Gestione dei Servizi idrici a Roma 3.

Cambiamenti e non cambiamenti climatici negli eventi estremi. Dal dissesto ideologico al dissesto idrogeologico
Diversi studi scientifici su piogge e calamità idrogeologiche dimostrano la generale tendenza al calo della piovosità e dell’intensità di pioggia, mentre sono in aumento le calamità a causa dell’uso del territorio con crescente utilizzo di aree a non trascurabile pericolosità idrogeologica.
Non sembrerebbe quindi corretto attribuire le tragedie sempre più frequentemente ripetute ai “cambiamenti climatici”, ma ai “cambiamenti di risposta idrologica dei bacini”, dovuti ai progressivi processi di impermeabilizzazione dell’azione antropica, non associati ad opportune misure per assicurare la invarianza idraulica degli interventi.
La congruità fra gestione urbana della città e mitigazione del rischio idrogeologico dovrebbe basarsi su:
– riduzione del consumo di suolo, ossia “costruire sul costruito”;
– seguire il principio della invarianza idraulica;
– prendere in seria considerazione le criticità idrogeologiche del territorio cittadino;
– continua manutenzione delle opere di difesa del suolo, in particolare di quelle idrauliche.

 

1 marzo 2019

Francesco Basili
Dottore in Agraria, con laurea conseguita nel 2007 presso l’Università studi della Tuscia.
A parte un breve periodo a Viterbo per studio passa una intera vita presso l’ Azienda Agricola Danilo Basili”, azienda di coltivazione diretta paterna che pratica ovinicoltura stanziale semiestensiva (circa 200 capi allevati) e trasformazione in caseificio aziendale del latte crudo dei propri animali in formaggio tipo caciotta e ricotta di pecora, secondo una antica tecnologia (fuoco sotto i paioli/frugatura manuale/ stagionatura in locali naturali).
Impiegato in questa azienda dal 2007 fino al 2018 come coadiuvante familiare, segue personalmente tutti i cicli di produzione (zootecnico-tecnologico-amministrativo).
Si specializza nel settore olivicolo e diventa potatore professionista (attualmente iscritto agli elenchi di potatori professionisti di ASSAM-Marche e della Scuola di potatura dell’olivo diretta da G.Pannelli).
Dal 2014 con la dotazione dei cani da guardiania, in seguito agli attacchi al gregge da parte del lupo e dei cani selvatici, segue personalmente l’inserimento e la corretta formazione dei maremmano-abruzzesi da lavoro nel gregge. I cani impiegati in azienda sono attualmente 5.

 

Il cane da pastore maremmano abruzzese: la più antica razza da gregge italiana

Il ritorno del lupo in numerose zone rurali del nostro paese, ad Orvieto dal 2009, ha creato non pochi problemi agli allevatori che conducevano l’agropastorizia transumante o stanziale. Le infrastrutture insufficienti e la mancanza di formazione per difendersi dagli attacchi della fauna selvatica (lupi ma anche cani selvatici già presenti) hanno rappresentato un problema che molti allevatori hanno dovuto risolvere,spesso senza il pieno ausilio delle istituzioni. Un esempio quello della Azienda Agricola Danilo Basili, che dopo aver perso più di 50 capi in 2 anni, si è alfine formata per dotarsi delle infrastrutture necessarie alla difesa del gregge e che ha usufruito dalla Provincia di Terni dei cani da guardiania maremmano abruzzesi, assegnati in comodato d’uso gratuito.

Le fasi iniziali di ambientamento dei cani, il rapporto, non sempre semplice, con i fruitori del territorio, il quotidiano lavoro in simbiosi con gli ovinicoltori e le pecore, la fine dei danni (dal 2015 ad ora) al patrimonio zootecnico, il tutto senza danneggiare mai il lupo e il prezioso lavoro che svolge a livello ecosistemico nelle zone forestali di numerose parti d’Italia

 

 

8 marzo 2019

Raffaele Cirone è un semplice Apicoltore per tradizione famigliare e un Apicultore per passione. Presso l’Istituto Nazionale di Apicoltura, oggi CREA-API, si è specializzato quale Esperto in Patologia Apistica. Ricopre attualmente l’incarico di Presidente della FAI-Federazione Apicoltori Italiani. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine professionale, è Direttore Responsabile di Apitalia, Rivista Nazionale di Apicoltura, Agricoltura, Ambiente. Affermato relatore, attivo divulgatore, protagonista sulla scena apistica nazionale ed internazionale, è ora impegnato nel Progetto ApinCittà, una rete di biomonitoraggio ambientale con alveari di ape italiana, promosso in collaborazione con il Comando dei Carabinieri Forestali e Biodiversità che, da Roma Capitale, sta ora diffondendo in altre Città italiane. 

“L’Ape Mellifera: Selvatica o Domestica?
Gli Apicoltori lo chiedono anche agli Agronomi”
Su questo tema, l’8 Marzo p.v., si discuterà una questione che ha assunto contorni e rilievo di grande attualità ben oltre i tradizionali confini della pur nutrita comunità apistica nazionale. L’ape mellifera, infatti, con particolare riferimento alla sottospecie Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), la cosiddetta “ape italiana”, viene finalmente percepita come fautrice di preziosi apporti economici e ambientali a favore dell’agricoltura e dell’ambiente. La recente valutazione degli apporti eco-sistemici, inoltre, ne sta facendo un soggetto di rilevante interesse anche per gli operatori del mondo scientifico, per le istituzioni, per l’opinione pubblica. A seguito della storica azione di difesa e salvaguardia di questa preziosa risorsa della nostra biodiversità, la FAI-Federazione Apicoltori Italiani si confronta di recente con i più disparati interlocutori cercando in primo luogo di consolidare l’azione di difesa e diffusione del patrimonio genetico dell’ape nativa dei nostri territori per le indiscusse doti che tutti le riconoscono a livello universale. Emergono, tuttavia, spesso con approcci che poco o nulla hanno a che fare con i fondamenti scientifici, nuovi interrogativi sulla natura di “Selvatico” o “Domestico” di questo insetto che, non c’è dubbio, più che difeso corre oggi il rischio di essere sfruttato e non solo per finalità produttive. Un confronto dunque, quello che il Relatore intende proporre ai Dottori Agronomi, condotto entro i confini della Storia, della Scienza e della Legislazione: obiettivo quello di ridefinire le finalità dell’Apicoltura, giungendo ove possibile ad un equilibrio tra redditività di questo allevamento e conservazione di una specie ormai a rischio e quindi bisognosa di protezione.

15 marzo 2019
Andrea Sonnino e Loretta Bacchetta

Ambedue laureati in Scienze Agrarie, operano come ricercatori presso il Centro Ricerche della Casaccia (Roma) dell’ENEA (Andrea è attualmente in quiescenza). Uniscono la competenza scientifica ad una vasta esperienza internazionale, che li ha portati a conoscere le realtà dell’agricoltura e della alimentazione di tutto il mondo, e ad una naturale propensione alla comunicazione con il grande pubblico.

 

Il campo nel piatto: Coltivare la qualità

La qualità dei cibi dipende soprattutto da quella delle materie prime impiegate per prepararli, senza niente togliere all’abilità di chi quelle materie prime trasforma in pietanze. Il libro “Il campo nel piatto” è nato come raccolta di appunti delle lezioni dell’insegnamento “Produzioni vegetali di qualità” del Corso di laurea in Scienze e Culture Enogastronomiche dell’Università Roma Tre, ma ha attratto l’attenzione di in un pubblico più ampio, interessato alla qualità dei prodotti agricoli come la vedono due agronomi, come l’esito finale del nesso tra ambiente di coltivazione e pratiche agronomiche, come sintesi di apparenza, gusto, salubrità, economicità e sostenibilità.

 

22 marzo 2019

Alberto Bradanini
Laureato in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, entra in carriera diplomatica nel 1975. Ha ricoperto diversi incarichi alla Farnesina e all’estero, tra cui Belgio, Venezuela, Norvegia e Nazione Unite (Direttore dell’Unicri, istituto di ricerca sul crimine e la droga, dal 2004 al 2007). Si è occupato di Cina per lunghi anni, trascorrendo in quel paese circa dieci anni in diversi momenti: dal 1991 al 1996 quale Consigliere Commerciale presso la nostra Ambasciata a Pechino, quindi Console Generale d’Italia ad Hong Kong dal 1996 al 1998 e infine Ambasciatore d’Italia a Pechino dal 2013 al 2015. Alla Farnesina ha inoltre svolto l’incarico di Coordinatore del Comitato Governativo Italia-Cina dal 2004 al 2007. Alberto Bradanini – che è stato anche Ambasciatore d’Italia in Iran dall’agosto 2008 al dicembre 2012 – è attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

 

Oltre la Grande Muraglia. 

Il volume. La Cina odierna genera allarme, persino paura, ma allo stesso tempo attrae fortemente. Come mai? Forse perché è antica, ma anche la Grecia è antica; forse perché è vasta, ma anche la Russia è vasta; forse perché è popolosa, ma l’India lo è altrettanto; forse perché la Cina è le tre cose insieme, o perché nei riguardi della Cina è viva ancor oggi una sorta di mitologia del mistero, una mitologia del resto in parte giustificata, poiché nell’inconscio occidentale quel paese conserva un’immagine di estraneità e di difficile accesso, quasi si trattasse di una creazione onirica. Eppure oggi più che mai è necessario compiere uno sforzo per comprendere meglio e più a fondo questo gigante che ha saputo conquistarsi un posto di primo piano sulla scena mondiale, coniugando assenza di libertà e vertiginoso sviluppo economico in un modo che non finisce di stupire l’Occidente, ed esercitando sullo scacchiere geopolitico un sapientissimo soft power che, se oggi lo vede misurarsi quasi alla pari con gli Stati Uniti, partner e rivale a un tempo, configura per il futuro scenari inattesi e sorprendenti. A partire da una conoscenza approfondita del Paese frutto dell’esperienza personale e professionale dell’autore: tra approfondite analisi politiche ed economiche e i ricordi di quanto vissuto in prima persona nelle stanze della diplomazia in tanti anni trascorsi laggiù, Alberto Bradanini ci guida alla scoperta della Cina che non ci aspettiamo in un viaggio che passa dalla sua storia, dall’ideologia e dalla forza del Partito, dai rapporti con gli altri Paesi fino alle sue religioni e alle sue scelte economiche.

29 marzo 2019
Simone Borelli 
ha conseguito una laurea in Scienze Forestali presso l’Università della Tuscia, in Italia, un Master in Watershed Management dall’Università dell’Arizona e un Diploma post-laurea in gestione pubblica presso l’Università di Londra. Ha lavorato per l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) per oltre 20 anni in diverse posizioni ed è attualmente responsabile per i programmi agroforestali e di silvicoltura urbana nel Dipartimento Forestale. In questa veste, fornisce supporto tecnico ai progetti sul campo della FAO, consulenza sulle politiche ai paesi membri e produce pubblicazioni tecniche. Oltre alla FAO, ha anche lavorato per il WWF, l’IPGRI (ora Bioversity) e come consulente per  istituzioni pubbliche ed il settore privato.

Città più verdi, più sane e più felici per tutti: una prospettiva internazionale sulla silvicoltura urbana

Mentre il mondo continua a urbanizzarsi, le sfide dello sviluppo sostenibile si concentreranno sempre più nelle aree urbane, in particolare nei paesi a reddito medio-basso, dove l’urbanizzazione è spesso avvenuta rapidamente, spontaneamente e con un’insufficiente pianificazione strategica, portando a modelli insostenibili di uso del suolo. Promuovere l’implementazione della selvicoltura urbana e periurbana richiede sforzi per sensibilizzare gli attori decisionali a tutti i livelli sui benefici della foreste urbane e trasferire lezioni e competenze ai paesi meno sviluppati, dove l’aumento previsto della popolazione urbana avrà più gravi problemi socio-economici e impatto ambientale. Le linee guida della FAO sulla selvicoltura urbana e periurbana rappresentano un primo passo in questa direzione. Recentemente, la FAO ha sostenuto l’organizzazione di incontri regionali in Asia (Cina 2016, Corea 2017) e in America Latina (Perù 2017). I risultati incoraggianti di queste iniziative regionali hanno portato la FAO a unire le forze con un numero di partner per organizzare il Forum Mondiale sulle Foreste urbane, che si è tenuto a Mantova a fine 2018 ed ha riunito esperti di vari settori interessati a discutere soluzioni multidisciplinari per città più verdi, più sane e più felici. Al Forum sono stati lanciati una Call for Action e il nuovo programme Tree Cities of the World.

 

5 aprile 2019
Daniele Baldi e Alessio Iacobini

Daniele Baldi

Laureato con lode nel 2002 in Geologia ha una esperienza riguardante principalmente la progettazione ed esecuzione di caratterizzazioni e bonifiche ambientali per il comparto suolo ed acque superficiali – sotterranee.

Ha condotto numerose caratterizzazioni ambientali e progettazioni di bonifiche in Siti di Interesse Nazionale (S.I.N.), maturando la sua esperienza principalmente in contesti industriali, in presenza di contaminazioni delle matrici ambientali riguardanti prevalentemente metalli pesanti, idrocarburi ed idrocarburi alifatici alogenati.

Attualmente socio dello studio associato EARTHWORK.

Alessio Iacobini

Laureato con lode in Scienze Geologiche nel 1999, vanta una esperienza ventennale nella gestione di progetti di consulenza ambientale. Le sue aree di expertise sono: caratterizzazione e bonifica di siti contaminati, zonizzazione, caratterizzazione e bonifica di discariche, riciclo dei rifiuti, due diligence ambientali, studi di VIA (valutazione di impatto ambientale), studi di caratterizzazione idrogeologica e geotecnica, progetti di educazione ed informazione ambientale.

Negli anni ha avuto modo di gestire numerosi progetti per le principali firme multinazionali della consulenza ambientale relativi ad aree e siti inclusi all’interno dell’elenco dei S.I.N. e di gestire i rapporti con i referenti della P.A. coinvolta nel processo di bonifica.

Attualmente socio dello studio associato EARTHWORK. 

Caratterizzazione dei siti contaminati: impianto normativo e principi metodologici e tecnici per la progettazione

Con il termine “sito contaminato” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana.

La legislazione nazionale in materia di bonifica dei siti contaminati, introdotta con il D.M. 471/99, è stata profondamente modificata dal D.Lgs.

152/06 e ss.mm.ii. “Norme in materia ambientale” che, alla Parte Quarta, Titolo V “Bonifica di siti contaminati”, disciplina gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati e definisce le procedure, i criteri e le modalità per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l’eliminazione delle sorgenti dell’inquinamento e comunque per la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti, in armonia con i principi e le norme comunitari, con particolare riferimento al principio “chi inquina paga”.

Finalità dell’incontro è fornire un inquadramento generale dell’impianto normativo ed illustrare con esempi pratici i corretti approcci metodologici e tecnologici alla caratterizzazione e bonifica ambientale.

 

12 aprile 2019
Sun Chengyong

Prof. Sun Chengyong. Laureato in Matematica Applicata presso l’Università di Pechino nel 1983. Ha conseguito il Dottorato di ricerca  presso l’Universita’ di Parma in Ecologia nel 1993, sul tema “Risposta della vegetazione al cambiamento climatico in Cina”.

Successivamente, presso l’Istituto Botanico dell’Academia della Scienza Cinese, ha sviluppato la ricerca sul modello matematico della Ecologia vegetazionale. Dal 1989 al 1993, ha fatto il dottorato di ricerca italiano sull’ecologia, presso l’Universita’ di Parma lavorando presso il Centro Internazionale della Fisica Teorica (ICTP) di Trieste come fellowship nel Laboratorio del Dipartimento Biologico dell’Università di Trieste e al Centro Internazionale della Scienza e Alta Tecnologia (ICS).. Dal 1994 al 1995 è stato responsabile del Laboratorio Quantitativo Vegetazionale dell’Istituto Botanico dell’Academia della Scienza Cinese, quale Professore Associato. Dal 1995 al 1999, Secondo Segretario e Primo Segretario dell’Ufficio Scientifico e Tecnologico dell’Ambasciata Cinese a Roma. Dal 2000 al 2002, direttore della Divisione informatica del Centro dell’Amministrazione per l’Agenda 21 della Cina e Professore per la Gestione informatica. Dal 2002 al 2009, Primo Segretario e Consigliere dell’Ufficio Scientifico e Tecnologico dell’Ambasciata Cinese. Dal 2010 al 2018, Vice Direttore Generale del Dipartimento della Scienza e Tecnologica per la Sviluppo Sociale del Ministero della Scienza e Tecnologia Cinese, Responsabile per la ricerca sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Dal 2018 nuovamente Consigliere Scientifico dell’Ambasciata Cinese a Roma.

Ha pubblicato diversi articoli e libri relativi alla Ricerca in Ecologia matematica, Cambiamento climatico, Sviluppo sostenibile e Politica del rapporto tra Cina e Italia nel settore della cooperazione scientifica e tecnologica.

 Lo Sviluppo sostenibile in Cina

IL Concetto di Sviluppo sostenibile è già dentro il cuore del popolo cinese, il Governo cinese ha attribuito grande importanza allo sviluppo sostenibile e adottato la politica di fondere insieme la costruzione della civiltà ecologica con l’intero processo di costruzione economica, politica, culturale e sociale. Infatti l’antico concetto cinese dell’armonia tra uomo e la natura fu la idea semplice della sviluppo sostenibile.

Dopo l’assemblea generale delle Nazioni Unite per l’Ambiente nel 1992, il governo cinese ha elaborato nel 1994, in prima fila nel mondo, l’Agenda 21 ed adottato la strategia nazionale dello sviluppo sostenibile nel 1995, con tante politiche e misure nell’ambito della protezione dell’Ambiente, la riduzione della povertà, l’istruzione, l’uso sostenibile delle risorse, la Governance, la costruzione delle città, l’innovazione scientifica e tecnologica, etc., per garantire di percorrere la strada dello sviluppo sostenibile.

Una esperienza di successo in Cina e’ la zona pilota dello sviluppo sostenibile iniziata sin da 1986. Fino alla fine del 2018, ci sono già 189 zone pilota dello sviluppo sostenibile a livello nazionale. La zona pilota e’ un esperimento a livello locale per la dimostrazione dell’attuazione della strategia dello sviluppo sostenibile, confrontando i problemi dello sviluppo sociale rispetto all’alta crescita economica, la decrescente capacità di risorse naturale per sostenere lo sviluppo, l’incremento dell’inquinamento, l’inequilibrio tra città e campagna e tra diverse regioni, etc., attraverso le misure come la guida dalla politica governativa, la partecipazione dei Multi-stakeholder, l’innovazione tecnologica e la partecipazione del popolo.

Sono stati creati tanti modelli dimostrativi in Cina come il trattamento del inquinamento da metalli pesanti per proteggere le risorse idriche, la salvaguardia della bella campagna, la trasformazione della produzione nelle zone industriali vecchie, lo sviluppo di low carbon, la riduzione della povertà, l’informatizzazione sanitaria e il coordinamento tra zone urbane e rurali, la lotta alla desertificazione, la Smart City, la combinazione tra cultura e scienza e tecnologia, etc. Tutti questi fattori hanno fortemente promosso la conoscenza e la realizzazione della strategia dello sviluppo sostenibile, fortemente attirato l’attenzione e la partecipazione attiva a tutti i livelli.

I rapporti bilaterali tra Cina e Italia sono ottimi con un grande contributo dalla Cooperazione scientifica e tecnologica. Infatti sono passati quasi 40 anni dalla firma del Protocollo Scientifico e Tecnologico tra i nostri due Paesi con risultati di successo e fruttuosi, soprattutto nel settore della cooperazione ambientale e dello sviluppo sostenibile. Il Presidente Cinese Xi Jinping ha appena effettuato una visita in Italia con grande successo. Oltre il MoU di “One Belt and One Road”, ci sono altri 29 accordi firmati, e c’e anche un MoU tra MOST e MIUR per il rafforzamento della cooperazione S&T tra i nostri due Paesi per lavorare insieme alla strada dello sviluppo sostenibile.

 

 

 

 

 

 

 

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