Venerdì culturali 10° Ciclo

VENERDÌ CULTURALI
PROGRAMMA, 10° CICLO, PRIMAVERA 2016
FIDAF – SIGEA – ARDAF – Ordine Dottori Agronomi e Forestali di Roma
Con il Patrocinio di

Dopo i primi nove cicli dei Venerdì Culturali si terrà, a decorrere dal prossimo 12 febbraio, il decimo ciclo di incontri di cultura varia, organizzati da FIDAF – Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali, SIGEA – Società Italiana di Geologia Ambientale, ARDAF – Associazione Romana Dottori in Agraria e Forestali e Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Roma.
Gli argomenti trattati riguarderanno: Storia, Arte, Ambiente, Energia, Agroalimentare, Economia, Sviluppo sostenibile, Scuola, Formazione, Ricerca e Innovazione tecnologica.
Gli incontri si svolgeranno, nella sede della FIDAF in via Livenza, 6 (traversa di Via Po) Roma, dal 12 febbraio il venerdì, dalle ore 16.30 alle 19.00. Uno o più relatori invitati presenteranno un argomento di elevato interesse generale, mentre il pubblico presente in sala potrà partecipare attivamente alla discussione, facendo domande al relatore e/o proponendo spunti di riflessione. Le conferenze saranno presentate da Luigi Rossi, Giuseppe Gisotti, Nicola Colonna ed Edoardo Corbucci, Presidenti delle rispettive Associazioni.
Aderiscono ai Venerdì Culturali le Associazioni: I SETTE, AIPIN (Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica) e CERES (Centro di Ricerche Economiche e Sociali).

DATA RELATORE TITOLO
12/02/2016 Annamaria Bevivino La vita nel suolo: salvaguardare la biodiversità microbica per salvaguardare il pianeta terra
19/02/2016 Giuseppe Gisotti ed Ervedo Giordano La difesa del suolo oggi. Problemi e prospettive.
26/02/2016 Piero Di Porto e Sandro Taglienti Donne e scienza
04/03/2016 Carlo Alberto Bertini Sviluppo Agricolo in zone di post conflitto
11/03/2016 Paolo Bruni Il made in Italy agroalimentare nel contesto globale
01/04/2016 Vincenzo Di Luozzo e Bruno Petriccione I Tratturi: la loro storia, vincoli e opportunità
08/04/2016 Maddalena Biggi "Un parco agricolo urbano tra protezione, fruizione e interessi contrapposti. Il caso del parco di Casal del Marmo"
15/04/2016 Pietro Piussi Paesaggio, boschi e lavoro
22/04/2016 Luigi Rossi,
Giuseppe Maria Amendola,
Giuseppe Gisotti, Gianrenzo Remedia,
Fabio Brini e Annalisa Cipriani
Il Tevere e Roma
29/04/2016 Giuseppe Murolo Riordino, Buona Scuola, Scuola

Programmi dei precedenti cicli

12/02/2016
Annamaria Bevivino

E’ nata a Catanzaro il 19 novembre 1964. Nel 1987 ha conseguito la laurea con lode in Scienze Biologiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma e, nel 1988, l’abilitazione alla professione di biologo. Dal 1989 è ricercatore ENEA e, attualmente, ricopre la carica di Primo Ricercatore. Ha svolto attività di docenza presso l’Università degli Studi L’Aquila e ha tenuto lezioni e seminari presso l’Università “La Sapienza”. Dal 2013 è Professore a contratto di Microbiologia agraria e degli alimenti presso l’Università Campus Biomedico di Roma, nel Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione. Nel 2014 ha conseguito l’Abilitazione scientifica nazionale a professore di II fascia in Genetica e Microbiologia. Svolge attività di ricerca nel settore della Microbiologia agro-alimentare, ambientale e clinica. Recentemente ha svolto attività di coordinamento dell’attività microbiologica nell’ambito del progetto Foodflavour "Metodologie avanzate per garantire l’origine dei prodotti alimentari made in Italy e studio di nuove tecnologie per il miglioramento della durata e delle qualità sensoriali". E’ stata Coordinatore e/o responsabile dell’Unità di ricerca ENEA in progetti di ricerca finanziati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAF), Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica (FFC). Al presente, è membro sostituto per l’Italia nell’azione europea Cost FP1305: Linking belowground biodiversity and ecosystem function in European Forests (Biolink), coordinatore di un progetto di ricerca sul microbioma, ed editore per le riviste scientifiche BMC Microbiology e PlosOne.

La vita nel suolo: salvaguardare la biodiversità microbica per salvaguardare il pianeta terra.
I microorganismi possono essere utilizzati come indicatori della qualità del suolo perché svolgono delle funzioni chiave nella degradazione e nel ricircolo della sostanza organica (e dei nutrienti) e rispondono prontamente ai cambiamenti dell’ambiente suolo. Mi preme però sottolineare che sono gli indicatori fisici (pH, struttura del terreno…) e chimici (C organico e totale, C delle frazioni umica e fluiva, biomassa microbica misurata come Cmic, quoziente di mineralizzazione qM) ad essere maggiormente utilizzati perché in grado di fornire maggiori informazioni sull’influenza del clima e del tipo di suolo sulle funzioni dell’ecosistema suolo. E’ infatti estremamente difficile utilizzare i valori forniti dai parametri microbiologici poiché i microrganismi del suolo reagiscono molto rapidamente anche a variazioni stagionali e si adattano alle diverse necessità ambientali.

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19/02/2016
Giuseppe Gisotti

Geologo e forestale, ha lavorato dapprima nel Corpo Forestale dello Stato e poi nel Servizio Geologico d’Italia, dove ha diretto gli Uffici “Geologia applicata” e “Rilevamento geologico e analisi di laboratorio”. E’ stato membro della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente. In queste Pubbliche Amministrazioni si è occupato delle problematiche della difesa del suolo. Professore a contratto presso alcune Università per materie attinenti alla scienza del suolo, la geografia dell’ambiente e del paesaggio e la difesa del suolo, si dedica a studi geoambientali, lavorando anche come consulente tecnico per Pubbliche Amministrazioni e per la Magistratura. Presidente della Sigea – Società Italiana di Geologia Ambientale.

Ervedo Giordano
Laureato in Scienze forestali ha iniziato la sua carriera universitaria presso l’Università degli Studi di Firenze e successivamente, è stato coordinatore delle ricerche del Centro di Sperimentazione Agricola e Forestale dell’Ente Nazionale Cellulosa e Carta a Roma. Titolare della Cattedra di Ecologia e Selvicoltura Generale, ha diretto l’Istituto di Selvicoltura dell’Università degli Studi di Bari dal 1975 al 1981. Chiamato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Tuscia, ha diretto a Viterbo l’Istituto Biologico Selvicolturale ed il Dipartimento dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse. E’ stato Preside della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia dal 1982 al 1994. Presidente commissione tecnico-scientifica Riserva Naturale della Tenuta presidenziale di Castelporziano.

La difesa del suolo oggi. Problemi e prospettive.
A cura di Ervedo Giordano e Giuseppe Gisotti.
Introduce l’ing. Giorgio Cesari, Segretario generale dell’Autorità di bacino del Tevere.

L’incontro di oggi nell’ambito dei Venerdì Culturali vuole richiamare l’attenzione su un aspetto cruciale della vita degli Italiani, mentre l’attenzione del Paese è rivolta a vari problemi scottanti e di complicata soluzione. Nondimeno il dissesto idrogeologico, caratterizzato dall’essere annoso, endemico, di difficile soluzione, incombe su di noi nel suo manifestarsi su quasi tutto il territorio nazionale e con danni al patrimonio, all’ambiente, alle persone. Nell’approccio di oggi, svolto dal punto di vista delle scienze agronomico-forestali e delle scienze della terra, si vuole mettere l’accento non tanto sulle cause e sulle manifestazioni dei vari fenomeni catastrofici, bensì sui modi in cui in un paese civile si dovrebbe affrontare la problematica della difesa del suolo: questi dovrebbero riguardare le migliori strategie di mitigazione del rischio, il ricorso agli interventi non strutturali (legislazione, pianificazione, Servizi Tecnici, ecc…) piuttosto che a quelli strutturali (opere indirizzate al rimedio dei danni subìti), il ruolo dei Servizi Tecnici dedicati alla mitigazione del rischio (Autorità di bacino, Corpo Forestale, Genio Civile), e, perché no, il valore della partecipazione delle popolazioni cittadini ai processi di piano.

PRESENTAZIONI

 

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26/02/2016
Piero Di Porto

Ex Ricercatore dell’ENEA è stato Addetto Scientifico presso il Consolato Generale di San Francisco e l’Ambasciata d’Italia a Washington, e successivamente membro del Gruppo dei Rappresentanti di Alto Livello dell’Iniziativa Pan-Europea EUREKA. Fa parte dell’Associazione I SETTE.

Sandro Taglienti
Ha lavorato in ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), svolgendo attività di ricerca e trasferimento tecnologico in Italia e all’estero. Ha ricoperto ruoli direttivi nei settori dell’informatica e delle comunicazioni, della robotica, dei materiali, dei laser e degli acceleratori di particelle. Attualmente è in pensione e si interessa di divulgazione scientifica. Fa parte dell’Associazione I SETTE.

Donne e scienza
Chi dice che le ragazze non sono brave nella scienza? Il mio professore di matematica spiegava che il peso medio del cervello degli uomini è superiore a quello delle donne; è facile dunque concludere che un ippopotamo è molto più intelligente di Einstein. Si sente anche dire che, al contrario di quella maschile, la mente femminile non può sviluppare pensiero scientifico. Insomma è dominante il maschio. E’ per questo che nel corso dei secoli molte scienziate hanno operato all’ombra protettiva e dominante di un uomo ed è perciò che spesso è stato cancellato il loro ricordo: per essere presa in considerazione la loro opera doveva essere firmata da uomini o loro stesse firmavano con uno pseudonimo maschile. Il seminario si propone di illustrare la lotta delle donne, nel corso dei secoli, per affermare il diritto ad accedere al pensiero scientifico e il formidabile patrimonio di conoscenza da loro donato all’umanità. Questa chiacchierata è un omaggio di due vecchi ricercatori alle loro colleghe.

PRESENTAZIONI

 

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04/03/2016
Carlo Alberto Bertini

Carlo Bertini è nato a Prato il 5 giugno 1958; si è laureato in Scienze Agrarie nel 1984. Dopo più di un decennio come consulente di diverse società di servizi per la gestione del territorio, dal 1997 collabora con Organizzazioni Non Governative italiane e straniere per lo sviluppo agricolo e per il rafforzamento della sicurezza alimentare delle comunità agricole dei paesi in via di sviluppo. Questa attività gli ha permesso di risiedere per lunghi periodi in diversi paesi africani e del sud America dandogli l’occasione di cercare di capire le differenze tra la sua cultura e il paese ospitante. Questa continua ricerca gli ha permesso di avere punti di vista alternativi per meglio procedere alla divulgazione di nuove metodologie produttive e di conservazione delle produzioni agricole.

Sviluppo agricolo in zone di post conflitto/emergenza
Dopo un conflitto armato o un disastro naturale le popolazioni rientrano lentamente nei loro luoghi di origine e lì devono ricostruire le loro comunità con una nuova visione della società che nasce dalla traumatica esperienza del conflitto/disastro naturale. In questo tipico contesto sociale intervengono le ONG per aiutare queste comunità a porre le basi per riaccendere un loro sviluppo socio economico. Molto spesso il settore agricolo è da considerare prioritario per la ricostruzione di un buon tessuto sociale, ma la profonda breccia culturale tra gli operatori delle ONG e i destinatari dei loro aiuti facilita l’insorgere di "incomprensioni" e di paradossi che gli "esperti" dello sviluppo devono costantemente affrontare, non ultimo anche quello di improvvise rinascite di violenza tra vari gruppi etnici.

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11/03/2016
Paolo Bruni

Nato a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, proviene da una famiglia che affonda le sue origini in un antico ceppo di imprenditori agricoli e fin da giovane si è occupato dell’azienda agricola familiare mettendo a frutto gli studi in agraria.
E’ Contitolare della Società Agricola TERRA DEL PERSICO che gestisce circa ha. 2000 di terreni in provincia di Ferrara.
È Presidente di C.S.O., Centro Servizi Ortofrutticoli, società che si occupa di statistica, logistica e valorizzazione sui mercati internazionali.
E’ Presidente della Coop. PEGASO, società commerciale operante nell’ambito di macchine, mezzi e attrezzature per l’agricoltura. Pegaso opera in sinergia con il Consorzio Agrario di Ferrara del quale lo stesso Bruni è Consigliere Delegato.
E’ Amministratore Unico della Soc. EURO BUSINESS CONSULTING srl.
E’ stato membro della Business Chamber del Gruppo di Politica di Impresa Epg della Unione Europea.
Dal 2003 al 2009 è stato Presidente Nazionale di Fedagri-Confcooperative.
Dal 2009 al 2012 è stato Presidente COGECA, la Confederazione Generale delle Cooperative Agricole con sede a Bruxelles, che raggruppa 38.000 cooperative con un fatturato di 360 miliardi di euro nei 28 Paesi dell’Unione Europea.
Nel corso della trentennale carriera è stato sempre ai vertici di primarie Aziende cooperative di importanza internazionale e di Organizzazioni di rappresentanza del settore agroalimentare.
E’ membro della prestigiosa Accademia dei Georgofili di Firenze e dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
A Bruni sono riconosciute, oltre a competenze professionali, grandi doti organizzative e di relazioni come dimostrano i Premi: Macfrut 2011, Lupo D’Oro 2008, Acino d’Oro 2007, Verdicchio d’Oro 2006 e gli sono attribuite spiccate capacità di comunicare al “grande pubblico” attraverso i mass media, mediante numerosi interventi in spazi televisivi: da Porta a Porta, a Uno Mattina, a Linea Verde a Occhio alla Spesa a A Conti Fatti.

Il made in Italy agroalimentare nel contesto globale
Da qualche anno a questa parte circa un decennio non si parla più solamente di agricoltura bensì di AGROALIMENTARE, e io credo sia un termine appropriato che comprende tutto ciò che va dal campo alla tavola o come preferiscono dire i popoli del nord Europa: dal forcone alla forchetta! In pratica si tratta di tener conto di tre componenti che insieme compongono l’intera filiera. Esse sono:
1) L’agricoltura che fattura circa 50 miliardi l’anno
2) L’industria alimentare che fattura circa 130 miliardi l’anno
3) La distribuzione moderna che fattura circa 250 miliardi l’anno.
Da questa segmentazione si può ben comprendere che se prendiamo l’ultimo anello della catena cioè i 250 miliardi di euro significa circa il 15% del PIL del nostro Paese Italia.
Ecco perché non sono d’accordo quando taluni sostengono che l’agricoltura è diventata ormai marginale nell’economia nazionale, perché l’agricoltura non significa solo ciò che si produce nei campi ma significa tutto ciò che il nostro Paese trasforma e ancor più ciò che finisce sugli scaffali dei consumatori … Questa è la visione d’assieme che bisogna vedere quando si parla di AGROALIMENTARE.
Inoltre occorre tener presente che l’Italia è il paese al mondo che spende di più nell’alimentazione così come occorre tenere presente che i prodotti agroalimentari Made in Italy sono i più apprezzati ma anche i più imitati al mondo. Per queste brevi considerazioni credo sia corretto parlare del nostro AGROALIMENTARE nel contesto globale.
Così come è indispensabile tenere presente tutte le complessità che rendono sempre più difficile e competitivo il processo di internazionalizzazione dei nostri prodotti sui mercati internazionali.
Infine sarà utile parlare anche della sostenibilità etica di ciò che mangiamo e che non sempre viene rispettata quando sulle nostre tavole arrivano prodotti realizzati con sfruttamento di manodopera minorile o con la devastazione letterale di foreste indispensabili all’equilibrio del pianeta.

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01/04/2016
Vincenzo Di Luozzo

Nato nel 1948, laureato in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Napoli (Portici). Dal 1971 ha svolto attività didattica presso Istituti Tecnici Agrari e per Geometri Statali di Roma.
Ha collaborato con l’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura di Roma effettuando studi sulle produttività varietali di grani duri, con l’Istituto di Agronomia dell’Università degli Studi di Firenze, con l’Istituto di Produzioni Vegetali dell’Università degli Studi di Perugia, sulla ricerca floristica e miglioramento dei pascoli e foraggere in genere.
Intensamente impegnato nell’attività professionale di agronomo che tuttora svolge, ha redatto coordinato piani territoriale e progetti speciali tra i più significativi, il “Progetto Speciale Giardino di Flora Appenninica” (P.S. 33 CASMEZ) in Capracotta (IS), lo studio di fattibilità del Parco Regionale dei Monti Lucretili, il progetto Speciale “Strutture per olivi-frutti-viticoltura” per conto della IX Comunità Montana del Lazio, il progetto di forestazione – POR Molise, il piano gestione agro-forestale azienda FATTORIA LATTE SANO, ha collaborato allo studio sul “Rapporto sul sistema agricolo romano” organizzata da Azienda Romana Mercati e Studi d’Inserimento Paesistici (SIP) per conto della SEGIM s.r.l. attinenti ai Parcheggi per la Mobilità di Roma.

Bruno Petriccione
Nato nel 1960, laureato in Scienze Biologiche nel 1985, dottore di ricerca in ecologia nel 1990, specializzato in “Gestione dell’ambiente naturale e delle aree protette” nel 2001, funzionario del Corpo Forestale dello Stato dal 1994, coordinatore nazionale del Programma CONECOFOR (CONtrollo ECOsistemi FORestali) dal 1995 al 2009 e della Rete LTER-Italia (Long-Term Ecological Research Network- Italia) dal 2006 al 2009.
Dal maggio 2009, in servizio presso il Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato dell’Aquila. Dal settembre 2010, in servizio presso l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell’Aquila, responsabile delle attività di conservazione in situ ed ex situ della biodiversità, delle attività di educazione ambientale e della gestione delle Foreste Demaniali Regionali.
Autore di 117 pubblicazioni scientifiche nei settori dell’analisi ambientale (studi ecologici sulla flora e la vegetazione), dell’analisi della qualità e del valore ambientale, v.i.a., cambiamenti climatici, del controllo delle condizioni dell’ambiente (monitoraggio) e della gestione e pianificazione di aree protette.

I Tratturi:la loro storia (Di Luozzo)
I Regi tratturi che hanno collegato per millenni i pascoli dell’Appennino abruzzese, molisano, campano e lucano alle piane pugliesi sono stati l’asse di un’attività economica cardinale per tutte le civiltà succedutesi nel Mezzogiorno dai Sanniti al Regno delle due Sicilie. L’allevamento di cui essi costituivano il supporto, la pastorizia transumante, favorito sull’esempio della Mesta spagnola dagli Aragonesi fu al centro delle critiche degli economisti “illuminati” della Napoli settecentesca, che ispirarono la legislazione intesa alla liquidazione dei tratturi di Giuseppe Bonaparte, poi fu di nuovo al centro delle attenzioni politiche dei Borboni. All’unificazione nazionale seguì una legislazione incoerente, che si propose di definire i diritti relativi ai tratturi con una verifica generale ma in pratica disapplicata. Nel dopoguerra, la progressiva estinzione della transumanza favorì l’ulteriore paralisi di ogni attività di ricognizione catastale delle aree percorse dalle antiche piste armentizie. Con la nascita delle regioni (D.P.R. n. 616/77 art. 66) la storia millenaria dei tratturi volge al termine, le cinque regioni interessate hanno applicato la propria politica campanilistica svincolata dall’intesa prevista dal suindicato D.P.R.. E così, in uno stato di generale confusione il patrimonio paesistico e storico di rilievo nazionale che richiederebbe lungimiranti interventi di ricognizione, recupero e valorizzazione è destinato all’incuria e alla disordinata appropriazione privata, ai più disorganici interventi delle autorità locali, salvo poche e buone eccezioni.

I Tratturi: vincoli e opportunità (Petriccione)
Nonostante la gestione (anche se non la proprietà) del Demanio armentizio sia stata affidata alle Regioni fin dal 1977, importanti Decreti Ministeriali hanno poi posto il vincolo paesaggistico sui Tratturi del Molise e poi su quelli dell’Abruzzo. In alcuni casi, le Regioni hanno di nuovo delegato la gestione di alcuni tratti di tratturo ad organi statali, come nel caso del Corpo Forestale dello Stato, che ne gestisce piccole porzioni nelle province dell’Aquila e di Isernia e che vi ha attuato importanti interventi di recupero.
Tutte le Regioni interessate hanno progressivamente compreso che questo prezioso patrimonio storico, culturale e naturale può divenire una grande opportunità per lo sviluppo del turismo, avviando per Legge varie iniziative, nessuna delle quali è stata però ancora compiutamente attuata, anche se numerosissimi sono stati gli interventi effettuati (da attività puramente promozionali o di ricerca come manifestazioni, convegni, pubblicazioni, fino a veri e propri interventi di recupero). Così la Regione Abruzzo ha disposto la redazione di un “Piano agrituristico dei tratturi” con itinerari turistici, escursionistici e culturali, la Regione Molise ha istituito il “Parco dei Tratturi del Molise”, la Regione Campania ha sottoposto a tutela l’intero patrimonio di propria competenza rimandando la disciplina della gestione a successive disposizioni, la Regione Puglia ha compreso l’intero patrimonio di propria competenza nel “Parco dei tratturi della Puglia”.
L’attivismo della Regione Molise, infine ha consentito di formulare la proposta di inclusione della rete tratturale delle Regioni Abruzzo, Molise, Campania e Puglia nell’elenco dei “World Heritage Sites” dell’UNESCO, la cui candidatura è stata formalmente presentata nel 2006 e poi lasciata cadere dopo qualche anno. Recentemente, la stessa proposta è stata riformulata e ripresentata per iniziativa di cinque Regioni, cinque Gruppi di Azione Locale e 260 Comuni.

PRESENTAZIONI

 

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08/04/2016
Maddalena Biggi

Architetto Laureata presso la Sapienza, svolge attività di libero professionista. Tra i soci fondatori dell’Associazione Parco Agricolo di Casal del Marmo ha prodotto diversi progetti su questo tema : dalla rete dei percorsi ciclo pedonali, alla proposta di riassetto della zona degli Orti del Fosso delle Campanelle, alla ipotesi di riuso della Tenuta Massara per la realizzazione della Università della Terra. Coordinatore all’interno del Workshop del Progetto Europeo TURAS per il Parco Agricolo di Casal del Marmo e Membro del Comitato Partecipativo dell’ Urban Center del Municipio 14.

"Un parco agricolo urbano tra protezione, fruizione e interessi contrapposti. Il caso del parco di Casal del Marmo"
Partendo dall’ analisi del contesto tra storia antica e recente, si può inquadrare e cogliere le potenzialità e criticità di questo parco perturbano che si trova all’interno del perimetro delimitato dal GRA. Attraverso le immagini sarà possibile fare una passeggiata virtuale alla scoperta di alcuni temi : natura, orti, agricoltura, i nuclei edificati. Verranno analizzate le normative di riferimento e le esperienze analoghe in Italia ed all’estero.

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15/04/2016
Pietro Piussi

Nato a Trieste il 22 ottobre 1933. Laurea in Scienze Forestali all’Università di Firenze nel 1958. Già Professore ordinario di Selvicoltura generale presso l’Università di Firenze. Si è occupato di ecologia e selvicoltura delle foreste subalpine e mediterranee, di successioni secondarie in coltivi e pascoli abbandonati, di rapporti tra conservazione biologica e pratiche selvicolturali, di storia ecologica delle foreste. In collaborazione con il Museo Etnografico del Friuli (Udine) cura la conservazione di attrezzi forestali e della memoria delle tecniche di lavoro in bosco. Ha recentemente pubblicato, con G. Alberti, “Selvicoltura generale, boschi, società e tecniche colturali”, Compagnia delle Foreste.

Paesaggio, boschi e lavoro
Verrà esaminato il concetto di paesaggio in relazione ai boschi. Paesaggio designa “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Chi percepisce il paesaggio forestale e come lo percepisce. Abitanti di città come spazio per ricreazione, sport, bellezza. Boscaioli come spazio per lavoro. Percezione da parte del boscaiolo di oggi e di ieri. Conoscenza di un mestiere, orgoglio di conoscerlo, significato “simbolico” attribuito agli attrezzi da lavoro. Percezione da parte di cittadini e confronto boscaiolo-cittadino. Cessazione del lavoro in zone rurali di montagna e “rinaturalizzazione”. Il fattore umano è in una fase finale (dopo pianificazione, organizzazione dei lavori, accordi economici). Il lavoro: forza fisica, intelligenza, attrezzi, tecnica, struttura sociale, orgoglio. Cancellazione dalla memoria di modi di vita, fonti di alimentazione, tecniche e loro conservazione mediante musei forestali.

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22/04/2016
Indirizzi di saluto:
Luigi Rossi, Presidente FIDAF
Giuseppe Maria Amendola, Presidente Consorzio Tiberina
RELAZIONI
Giuseppe Gisotti (SIGEA): Geomorfologia fluviale del Tevere e suoi rapporti con la città
Gianrenzo Remedia (Università La Sapienza): Idrologia e idraulica: Evoluzione dell’alveo – Trasporto torbido
Fabio Brini (Ordine degli agronomi e forestali della provincia di Roma): Aspetti naturalistici e agronomici della valle del Tevere suburbano e dei suoi principali affluenti
Annalisa Cipriani (Italia Nostra): Rapporti tra archeologia classica e archeologia industriale legate alla storia del Tevere a Roma

IL TEVERE E ROMA
Roma e il suo fiume: rapporti di amore/odio?

Aderendo ad un invito del “Consorzio Tiberina”, che organizza una serie di manifestazioni per festeggiare-commemorare il Natale di Roma, FIDAF, SIGEA, ARDAF, Consiglio Dottori Agronomi e Forestali di Roma organizzano, nell’ambito dei “Venerdì Culturali”, un Convegno che vuole evidenziare gli aspetti ambientali, paesaggistici e culturali del rapporto bimillenario tra Roma e il suo fiume.
Come ha scritto l’archeologo Mocchegiani Carpano in un articolo sui rapporti fra l’Urbe e il Tevere “…….Roma e i suoi porti fluviali:  una storia antica quanto le origini della città. Perché fu proprio il Tevere la causa stessa della sua fondazione. Roma nacque infatti grazie a una conformazione del suolo che consentiva insediamenti sulle colline a guardia dei guadi delle carovaniere del sale. E si sviluppò lungo le rive del fiume traendone quanto necessario per il sostentamento dei suoi abitanti”.
Il Convegno viene organizzato dalle predette associazioni in collaborazione con il Consorzio Tiberina.

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29/04/2016
Giuseppe Murolo

1952 Laureato in Scienze Agrarie. 1954- 57. Funzionario dell’Ente di Sviluppo delle Puglie. Dal 1957- 1982 insegnante di discipline agrarie. 1967-1971 Preside di Scuola media. 1971-1982 Preside di Istituto per l’agricoltura di Napoli e Preside dell’Istituto Tecnico di Cava dei Tirreni. Dal 1982 al 1998 Ispettore Tecnico per il settore agrario del Ministero della Pubblica Istruzione. Dal 1978, Presidente della Sezione Insegnanti della Federazione Italiana Dottori in Agraria e forestali. Presidente italiano di Europea , dalla nascita dell’associazione. Già presidente per due volte di Europea International. Relatore in moltissimi convegni nazionali e internazionali su vari aspetti dell’insegnamento agrario. Autore di oltre 245 lavori di natura tecnica, didattica e scientifica. Autore di 5 volumi relativi a tematiche agricole, di cui “Fatti e figure dell’insegnamento agrario in Italia” del 2003. Coordinatore scientifico e collaboratore di numerosi progetti nazionali ed europei.

Riordino, Buona Scuola, Scuola
Nel 2010 con tre DPR si diede attuazione al Riordino dei cicli di scuola secondaria superiore, vera e propria riforma del sistema scolastico, realizzata dopo un lungo iter che negli ultimi tempi aveva impegnato i ministri Berlinguer e De Mauro, Moratti, Fioroni e Gelmini. Ora con la L. 107/2015 nuovi assetti strutturali vengono definiti.
La FIDAF, mediante la Sezione insegnanti e in supporto al Ministero, intende esprimere i suoi contributi su alcuni punti precisi: rivisitazione del percorso professionale; organizzazione delle attività pratiche previste dalle nuove norme relative all’attuazione di scuola/lavoro, contribuendo a identificare aziende e centri di ricerca adeguati; accorpamenti e ridimensionamenti di Istituti scolastici.

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PROGRAMMI DEI PRECEDENTI CICLI

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