Stiamo perdendo la sfida ai cibi “doc” e all’agricoltura pulita_ La Stampa

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09/07/2014 – SCIENZA & DEMOCRAZIA

Stiamo perdendo la sfida ai cibi “doc” e all’agricoltura pulita

Dopo due decenni di “no” della politica agli Ogm l’Italia paga un prezzo sempre più insostenibile

PIERO MORANDINI UNIVERSITÀ DI MILANO 

La politica italiana ha deciso che la nostra agricoltura non ha bisogno di innovazione. Da circa due decenni i ministri dell’Agricoltura hanno avuto una netta opposizione verso le piante transgeniche, i cosiddetti Ogm, un termine tanto facile da pronunciare quanto fuorviante perché dice una mezza verità, cioè una menzogna.

Il termine Ogm, infatti, implica che le uniche piante modificate dal punto di vista genetico sarebbero quelle ottenute con l’uso dell’ingegneria genetica. Chiunque conosca un poco di biologia vegetale sa che le piante coltivate sono frutto della selezione, operata dall’uomo, di poche mutazioni cruciali che trasformano un progenitore selvatico in una specie coltivata. Il carattere più tipico, per esempio, di tutti i cereali coltivati è che non disperdono più il seme quando sono maturi: chiaramente è un carattere deleterio, se la pianta fosse abbandonata a sé, ma estremamente utile per l’uomo che, quindi, non deve raccogliere i semi da terra e magari nel fango. Queste mutazioni sono modificazioni genetiche (un concetto lapalissiano per biologi e genetisti!) e quindi, seguendo la logica, dovremmo chiamare Ogm tutte le piante coltivate.

Tutti i ministri dell’Agricoltura, spalleggiati da una parte dei sindacati agricoli e da qualche maître à penser, hanno continuato a sottolineare che la nostra agricoltura è di qualità, fatta di eccellenze, e che perciò è incompatibile con le piante transgeniche che sarebbero, secondo loro, l’esempio per antonomasia di un prodotto dell’agricoltura industriale. Insomma, l’Italia sarebbe la tradizione, i prodotti tipici e naturali, mentre le piante transgeniche sarebbero l’industria, l’omologazione, il cibo artificiale senza gusto e senza tradizione. Peccato che gli stessi sindacati agricoli e ministri si dimentichino (ma vi assicuro che lo sanno) che l’Italia importa ogni anno 4 milioni di…

Il resto dell’articolo in allegato

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Autore : Redazione

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