Resoconto del Convegno internazionale triennale di museologia agraria Cima 17 (Marsiglia, 5 – 7 novembre 2014)

Resoconto del Convegno internazionale triennale di museologia agraria Cima 17 (Marsiglia, 5 – 7 novembre 2014)

Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura – Sant’Angelo Lodigiano LO

Dal 5 al 7 novembre si è tenuta a Marsiglia l’edizione 2014 del Convegno Internazionale di Museologia Agraria (CIMA 17) organizzato dall’AIMA (Association Internationale de Museologie Agricole) e che si svolge con cadenza triennale. L’evento si è tenuto presso il MUCEM (Musée des Civilisations de l’Europe et de la Méditerranée), che ha sede in un edifico avveniristico sito presso il vecchio porto di Marsiglia. Per l’Italia erano presenti al convegno il professor Mauro Ambrosoli dell’Università di Udine e gli estensori della presente nota.

Per chi scrive si è trattato di un’occasione molto importante per confrontarsi con le esperienze museali agrarie in atto in diverse parti del mondo. In particolare sono emersi i due grandi poli della museologia agraria e cioè quello europeo e quello nordamericano. Vari contributi sono anche giunti da altre aree del mondo come l’Africa, l’America Latina, dal Giappone, ecc.

In fatto di museologia agraria si deve evidenziare che la posizione di chi scrive si ispira in modo diretto alle posizioni di Georges Henry Rivièrè (1987-1985), grande museologo francese fondatore del “Musée National des Arts et Traditions Populaires”, sito presso Parigi, ed a lungo presidente del Consiglio Internazionale per la Museologia (Icom).

Rivièrè vedeva il museo come lo “specchio in cui una comunità si riconosce leggendo la propria origine, la propria identità, il proprio futuro, ed è lo strumento con cui essa può comprendere i problemi del proprio avvenire”. Da ciò si deduce che l’etnografia in chiave storica è lo studio del passato per capire e risolvere i problemi del presente e progettare il futuro. Nel campo dei musei agricoli applicare la lezione di Rivièrè significa a nostro avviso riflettere in particolare sul valore della rivoluzione verde, che nel XX secolo ha consentito di sestuplicare la produzione agricola a fronte dell’incremento di quattro volte della popolazione mondiale. Tale successo, che si sostanzia ad esempio nel fatto che, secondo dati FAO, la percentuale di sottonutriti è crollata dal 37% della popolazione mondiale del 1970 all’11% del 2013, è il risultato di progressi nella genetica e nelle agrotecniche, che sono stati enormi e senza precedenti nell’intera storia umana.

Da questo punto di vista abbiamo avuto modo di costatare che la nostra posizione “progressista” è minoritaria in sede AIMA in quanto i musei che più fanno “opinione” paiono per la maggior parte orientati a valorizzare la loro attività puntando soprattutto sulla “nostalgia per i tempi che furono” e sula valorizzazione di tecnologie agricole tradizionali (agricoltura biologica in primis). Tale visione è stata sancita dall’ingresso nel consiglio dell’AIMA del rappresentante indiano Rameshwaeìr Singh, il quale nella propria relazione ha mostrato di credere fermamente nell’agricoltura tradizionale come soluzione al problema alimentare di quel Paese, che a suo dire ha visto la propria agricoltura rovinata dalla tecnologia e dalle multinazionali, con concetti che riecheggiano quelli della più nota Vandana Shiva.

Da parte nostra abbiamo portato la nostra testimonianza sia con interventi spot volti ad esprimere la nostra posizione sia con un intervento programmato che ha avuto luogo nella sessione dedicata alla valorizzazione delle raccolte museali. Il nostro intervento, che aveva per titolo “L’agriculture element clé du cycle du carbone – Agriculture as key driver of the carbon cycle”, è stato dedicato al tema dei musei agrari come sede in cui valorizzare una lettura delle pratiche agronomiche passate e presenti alla luce della fisiologia dei vegetali. In tale contesto abbiamo dato particolare risalto al ciclo del carbonio ed alla nutrizione carbonica dei vegetali, i quali attingono alla CO2 atmosferica per la produzione di cibo e beni di consumo.

Nello specifico abbiamo sottolineato che in un mondo di 7 miliardi di persone che nel 2050 arriveranno a 9,5 miliardi, l’agricoltura svolge un ruolo fondamentale nel soddisfare i fabbisogni alimentari e di beni di consumo (legname, cotone, pelle, lana, ecc). In tal senso è interessante evidenziare che ancor oggi assistiamo alla crescita graduale della produzione delle colture sia in t/ha sia in kg pro capite (+1/+2% annuo).

In ambito museologico la semantica agronomica è uno strumento d’indagine essenziale per scoprire il significato delle varie operazioni agricole e verificare la loro coerenza rispetto alle funzioni dell’agricoltura. In particolare la semantica agronomica del ciclo del carbonio è molto importante sia perché è un ciclo fondamentale sia per le paventate influenze della CO2 sul clima. Il carbonio è il componente principale (50% circa) della sostanza secca delle piante e dei frutti (Tonzig e Marre, 1968), per cui gioca un ruolo fondamentale sia per la nutrizione delle piante e degli esseri viventi che di esse si alimentano. In effetti, nella scienza abbiamo la chimica organica (= chimica del carbonio) e quindi anche la chimica degli alimenti.

Da questo concetto semantico di base deriva la definizione biochimica di agricoltura, intesa come coltivazione delle piante e allevamento degli animali che si giova del rafforzamento e dell’accelerazione del ciclo del carbonio nei suoi due passaggi fondamentali della fotosintesi (carbonio che diventa materia organica) e della respirazione dei vegetali e del suolo (mineralizzazione della sostanza organica con rilascio di CO2 – fenomeno che per il suolo è noto come effetto Reinau).

Di tali concetti siamo in ultima analisi debitori a Nicholas Theodore De Saussure, principale fisiologo vegetale della prima metà del XIX secolo. Nel 1804 De Saussure pubblicò a Parigi la sua opera capitale “Recherches chimiques sur la végétation”, in cui sono riassunte le ricerche condotte da molti botanici e chimici del XVIII secolo e si dimostra in modo ineccepibile che il carbonio necessario ai vegetali non proviene dall’humus del terreno, come si era sempre pensato, ma viceversa deriva dal biossido di carbonio dell’atmosfera, da cui viene assorbito attraverso le foglie. Per le scienze agronomiche si tratta della più importante rivoluzione agricola di tutti i tempi, una rivoluzione che cambia per sempre la nostra comprensione della realtà agricola. Ad esempio cambia la nostra interpretazione dell’evoluzione dei vegetali, dalle prime piante superiori prive di foglie e stomi alle piante dotate di foglie e poi di stomi regolabili, al ruolo delle piante dotate di meccanismi di concentrazione della CO2 in grado di superare i limiti produttivi imposti dai bassi livelli atmosferici attuali di questo gas (ad es. le piante C4 come mais e canna da zucchero). Analogamente cambia il significato da dare ai lavori agricoli ed a molte operazioni culturali, il cui compito primario è quello di far sviluppare la chioma (visione fillocentrica e non più rizocentrica). Cambia inoltre l’interpretazione dei livelli globali di CO2 in atmosfera, rendendo ragione dei seguenti dati di fatto:

  1. l’aumento della CO2 rispetto all’era preindustriale (+42%) si è tradotto in un aumento del 20-40% della produzione agricola mondiale annua, più che mai vantaggioso in termini di sicurezza alimentare (Sage e Coleman, 2001; Araus al, 2003)
  2. ogni anno, durante l’estate boreale, vi è una diminuzione di circa 6 parti per milione in volume (ppmv) nella concentrazione di CO2 atmosferica, il che evidenzia l’efficacia della vegetazione nella regolazione del ciclo del carbonio atmosferico (NOAA, 2014).
  3. infine i dati satellitari mostrano che la maggiore disponibilità di CO2 sta portando ad un diffuso ritiro dei deserti ed ad un significativo inverdimento del pianeta (Herrmann et al., 2005; Helldén e Tottrup 2008).

In breve, ammesso e non concesso che l’aumento della CO2 nell’atmosfera sia un fattore climaticamente negativo, una risposta razionale dovrebbe essere quella di rafforzare il ruolo dell’agricoltura come sistema per la gestione del segmento atmosferico del ciclo stesso (Burney et al, 2010; Forni, 2012). Questo concetto potrebbe essere incarnato in un nuovo agricoltore che nutre il mondo utilizzando la CO2 atmosferica per fini nobili e del tutto coerenti con la fisiologia delle piante coltivate (Forni, 2006).

In ragione di ciò potremmo considerare un futuro verde nel vero senso della parola e non solo perché pieno di pannelli solari e generatori eolici. Tuttavia, per un tale futuro dovrebbe essere negato il dogma oggi dominante (CO2 = inquinante) e valorizzato il ruolo della CO2 come mattone fondamentale della vita sul pianeta.

Della rivoluzione De Saussuriana e del suo ruolo semantico cruciale, i musei storici dell’agricoltura potrebbero a nostro avviso prendere atto tramite una sezione introduttiva dedicata alla fisiologia vegetale e tramite poi esempi riferiti alle diverse loro sezioni, allorché si parla ad esempio di produzione vegetale ed animale e di gestione dei residui colturali.

La prossima edizione dl Cima sarà organizzata 2017 in Estonia per iniziativa della nuova presidente AIMA, l’estone Merli Sild.

Bibliografia

Araus et al., 2003. Productivity in prehistoric agriculture: physiological models for the quantification of cereal yields as an alternative to traditional Approaches, Journal of Archaeological Science 30, 681–693

Burney J.A., Davis S.J., Lobell D.B. 2010. Greenhouse gas mitigation by agricultural intensification, Proceedings of the National Academy of Sciences, 107, 12052-12057.

Forni G. 2006. Effetto serra, agricoltura tra due rivoluzioni “copernicane” (1652-2005). La figura del Nuovo Agricoltore, Rivista di Storia dell’Agricoltura, 47-98.

Forni G., 2012. Produrre – Analisi funzionale e significato dell’agricoltura, in Il cibo e gli uomini, l’alimentazione nelle collezioni etnografiche lombarde, a cura di Mariani L. e Pirovano M., edizioni Rebel, ISBN 978-88-90-47621-1, pp. 14-24.

Helldén U., Tottrup C., 2008. Regional desertification: A global synthesis. Global and Planetary Change 64 (2008) 169–176

Herrmann S.M., Anyambab A., Tucker C.J., 2005. Recent trends in vegetation dynamics in the African Sahel and their relationship to climate, Global Environmental Change, Volume 15, Issue 4, December 2005, Pages 394-404.

Sage R.F., Coleman J.R., 2001. Effects of low atmospheric CO2 on plants: more than a thing of the past, TRENDS in Plant Science Vol.6 No.1 January 2001

Tonzig S., Marré E., 1968. Elementi di botanica, volume primo, parte seconda, 1581 pp.

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Figura 1 – Visione del grande parallelepipedo in vetro ed acciaio del MUCEM (Musée des Civilisations de l’Europe et de la Méditerranée) che ha ospitato l’edizione 2014 del convegno internazionale di museologia agraria (fonte: http://projets-architecte-urbanisme.fr/marseille-2013-culture-mucem-villa-mediterranee-j4/).

Sezione agricola MUCEM

Figura 2 – Foto della sezione agricola del MUCEM (fonte: http://www.lemonde.fr/a-la-une/article/2013/06/03/le-mucem-une-histoire-plusieurs-versions_3422802_3208.html).

Autore : Gaetano Forni e Luigi Mariani

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