La piaga dello sfruttamento nei campi: indignarsi e ripartire!

La piaga dello sfruttamento nei campi: indignarsi e ripartire!

Da un amico che vive e insegna in una università americana ricevo un messaggio preoccupato che dice: “mentre io e te parliamo di “human capital” dei lavoratori agricoli, guarda cosa succede in Puglia”  e mi segnala il link di un articolo comparso con grande evidenza nel New York Times del 12 Aprile scorso, a firma di Gaia Pianigiani, con il titolo “A Woman’s Death Sorting Grapes Exposes Italy’s Slavery” (La morte di una donna addetta alla coltivazione dell’uva mette in evidenza la piaga dello sfruttamento della mano d’opera in Italia)*.  Il mio amico conclude tristemente: “come si fa a parlare di qualità se i lavoratori sono schiavi?”

E’ il grido di dolore di un italiano che vorrebbe essere fiero della sua patria ed è messo invece nelle condizioni di vergognarsene.
La vicenda riguarda il Comune di San Giorgio Ionico (Puglia), la coltivazione di vigneti di uva da tavola e Paola Clemente morta di infarto e di fatica a 49 anni, mentre era intenta a lavorare nei campi, fino a 12 ore al giorno, con una paga giornaliera di 27 Euro e le vessazioni dei caporali. E’ una vecchia storia, una delle tante. L’articolo riferisce diligentemente dell’indagine della magistratura, della identificazione dei responsabili, della nuova legge contro il caporalato, dell’attenzione rivolta a questo problema dal Ministero dell’Agricoltura, della tenace battaglia di Stefano Arcuri, marito della signora Clemente, per rivendicare i diritti di risarcimento della sua famiglia. Ma le conclusioni sono dure: “…virtual enslavement remains disturbingly widespread for a country renowned for its products worldwide … and … By some measures, Italy is the second-worst state in the European Union for the enslavement of people, behind Poland.”
Queste informazioni, divulgate a milioni di lettori in tutto il mondo, costano carissime all’Italia in termini di business e molto di più in termini di immagine e di fiducia nei prodotti italiani. Mi indigna il piagnisteo dei produttori che dicono di non poter fare altrimenti per sostenere la competizione del mercato. E ancora di più mi indigna la scusa degli agricoltori pugliesi che anche in altre regioni si fa così. Agli imprenditori agricoli che hanno perduto il senso dell’etica e della dignità, vorrei far capire con un esempio quanto è stupido il loro atteggiamento…
Vegetable Garden in Eragny Overcast Sky Morning - Camille Pissarro
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Autore : Claudio Peri, Georgofili INFO

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