Gestire il bosco: una responsabilità sociale

Gestire il bosco: una responsabilità sociale

Una pregevole Introduzione del Presidente dell’Accademia dei Georgofili Prof. Giampiero Maracchi e una assai apprezzata Relazione del Prof. Davide Pettenella hanno dato concreto significato all’ “incontro” del 25 ottobre u.s., presso la Sala Capranichetta, promosso e sostenuto, in pratica, da tutti gli Enti e dalle principali Organizzazioni del settore dal titolo “Gestire il bosco: una responsabilità sociale”.

Una occasione per un confronto opportuno dei “gestori” dei problemi e delle iniziative per una adeguata valorizzazione e utilizzazione della selvicoltura – in tutti i suoi aspetti – tra i più qualificati Rappresentanti della politica nazionale del settore, come era opportunamente esplicitato nel programma della manifestazione, alla quale la FIDAF ha aderito e partecipato mediante un intervento riepilogato nel documento appresso trascritto.

 Luigi Rossi, Presidente FIDAF

LA FUNZIONE SOCIALE DEL BOSCO di Ervedo Giordano

Il tema della funzione sociale del bosco in un periodo di mutamenti radicali, che hanno fatto seguito al riordino della Pubblica Amministrazione è complesso, poiché riguarda nuovi obbiettivi al di fuori degli schemi tradizionali.

La recente soppressione del Corpo Forestale dello Stato e l’assorbimento nell’Arma dei Carabinieri, che ha determinato il passaggio del personale dallo status civile a quello militare, ha aperto un periodo di transizione, necessariamente lungo, in attesa di una precisazione fondamentale riguardante la collocazione del “bosco” al servizio del Paese.

I due interrogativi significativi a cui si dovrà dare risposta sono:

  1. è compito dello Stato garantire la multifunzionalità delle foreste, che si estendono ormai sul 30% del territorio nazionale (oltre 10 milioni di ha)?
  2. l’attuale suddivisione di responsabilità tra Stato e Regioni è idonea a garantire la sostenibilità delle foreste per le future generazioni e quindi, tra le altre anche la funzione sociale?

Potrà apparire strano rilevare a livello planetario che agli inizi del XXI° secolo, la principale funzione sociale del bosco sia quella religiosa, ma se si superano i confini dell’Europa e si prendono in esame altri continenti come l’Asia, l’Oceania, l’Africa, il ruolo principale assegnato al bosco da molti popoli, indipendentemente dal livello di progresso raggiunto, è quello di sede dell’incontro tra l’uomo ed il divino e, quindi, area privilegiata per stabilire le regole della convivenza nelle comunità, siano esse piccoli villaggi sperduti o megalopoli con milioni di abitanti.

L’esempio più rilevante è offerto dal Giappone, dove 120 milioni di abitanti che dispongono dei sistemi di produzione più moderni al mondo, mantengono vivo un legame di particolare rispetto per le foreste, che occupano 25 milioni di ha cioè il 67% del territorio, per il significato rappresentato dal “bosco” in quanto espressione del divino e della sacralità della natura, da cui deriva l’equilibrio della vita.

In Europa ed in particolare nel nostro Paese, l’abbandono di molte aree interne, soprattutto nei territori di montagna, caratterizzate dalla presenza di famose Abazie, di Chiese votive, di Cappelle, circondate da boschi secolari, testimoni della spiritualità di uomini eccezionalmente devoti, che sono ancora oggi punti di riferimento per milioni di fedeli, rischiano di scomparire per la mancanza di cure colturali e di scarsa manutenzione dei territori.

Si pone quindi il problema di come preservare per le future generazioni queste foreste che svolgono una importante funzione sociale, non solo dal punto di vista religioso, ma anche di presidio del territorio nella sua complessità storica, culturale, naturalistica.

Nelle sedi internazionali, dall’UNESCO, alla FAO e dalle principali Associazioni ambientaliste, WWF, Lega Ambiente, e numerose altre, è ormai ampiamente riconosciuto che l’equazione “conservazione dell’ambiente” = gestione sostenibile delle foreste + difesa della biodiversità + mantenimento della multifunzionalità, può venire risolta soltanto mediante una attenta pianificazione, che deve essere seguita da adeguati investimenti, per evitare l’inevitabile degrado dell’ambiente.

Secondo la FIDAF, che con i suoi associati agronomi e forestali presenti su tutto il territorio nazionale ha un contatto diretto con le problematiche gestionali pubbliche e private, nonostante il notevole impegno dei vari Ministeri interessati, i progressi compiuti sono modesti ed insufficienti per affrontare l’incalzare degli avvenimenti cosiddetti “eccezionali”, che si ripetono con sempre maggiore frequenza in tutte le Regioni. La programmazione che ha coinvolto finora lo Stato e le Regioni è stata fortemente penalizzata dalla cronica mancanza di risorse adeguate alla manutenzione del territorio.

Si tratta di una carenza ormai più che secolare, che si trascina fino ai nostri giorni, ma che svuota di significato e di valore la seconda funzione sociale del bosco che riguarda come è noto, la conservazione del suolo e delle riserve idriche mediante le sistemazioni idraulico forestali. E’un punto critico, che per ampiezza, per durata degli interventi e per l’impegno finanziario è destinato a prolungarsi a lungo nel tempo.

Non esistono soluzioni miracolose, ma approfittando dell’esodo dalle zone ad elevato rischio con la riduzione della pressione delle popolazioni sul territorio, è necessario riproporre la protezione delle pianure a partire dalle montagne e dalle colline, integrando le sistemazioni forestali con quelle agrarie.

Alle foreste esistenti dovrebbero, quindi, venire assicurati gli interventi colturali opportunamente certificati, per garantire la loro sostenibilità, partendo dalla numerosa rete dei Parchi Nazionali, Regionali, Provinciali, Comunali, che occupano ormai estese superfici e che sono depositari della conservazione della biodiversità.

Produrre di più, conservando meglio, significa creare le condizioni appropriate per consentire l’accesso al pubblico, che rappresenta l’aspetto più innovativo che si sta manifestando in maniera crescente, soprattutto tra i giovani. Si tratta di un servizio sociale del bosco che dovrebbe venire specificatamente organizzato, tenendo conto che la fascia giovanile che ama il bosco, va alla ricerca di sensazioni e di avventure che riguardano molteplici attività sportive dal mountain bike, al trekking, che non si possono praticare in città, ma che vanno pianificate e regolate.

In sintesi, la funzione sociale rappresenta un valore superiore a quello della massa legnosa disponibile nella foresta, che è destinata a crescere, nel tempo, per l’interesse delle varie attività terziarie che è in grado di suscitare a beneficio delle comunità locali. E’ augurabile che l’attuale incertezza, dipendente dalla riorganizzazione del settore forestale nell’ambito del Ministero delle Politiche agricole, possa venire rapidamente superata.

Vedi documento FIDAF

Latona e contadini della Licia - Jan Brueghel Il Vecchio
Latona e contadini della Licia – Jan Brueghel Il Vecchio
Autore : Redazione FIDAF

2 pensieri su “Gestire il bosco: una responsabilità sociale

  1. molto bene! Un’infinità di ricordi mi portano a condividere pienamente questo scritto di Ervedo Giordano, in stretto rapporto ai trascorsi di agronomo-forestale nelle strutture ministeriali.

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